La psicologia dei confini chiusi - 8 Stare bene dentro e fuori

Someone makes a halt gesture

L'incertezza causata da lockdown e chiusura dei confini ha avuto un effetto significativo sul benessere psicologico nella comunità. Source: Getty Image/ArtistGNDphotography

Questo è l'ottavo episodio della serie La psicologia dei confini chiusi, realizzata con Stefania Paolini, Professoressa Associata di Psicologia Sociale e Interculturale all’Università di Newcastle.


Soffrire nel corpo è più serio che soffrire nella mente?

"Nei paesi occidentali, la salute fisica ha sicuramente priorità sulla salute psicologica" sostiene Stefania Paolini, Professoressa Associata di Psicologia Sociale e Interculturale all'Università di Newcastle.

La priorità del corpo sulla mente si riflette, secondo Paolini, su molti aspetti della società, tra cui ad esempio il modo in cui viene strutturato il servizio sanitario nazionale, creato in vari paesi per curare le malattie fisiche.

Considerazioni sul benessere psicologico sono arrivate successivamente e la mente nel sistema sanitario è trattata come se fosse un "altro pezzo del corpo da riparare".

Le barriere all'accesso al supporto psicologico

C'è tanto stigma associato al chiedere aiuto quando non stiamo bene a livello mentale, psicologico o spirituale.
"Diversamente di quando si va dal medico per un problema fisico" prosegue Stefania Paolini, "sembra che dobbiamo giustificarci se andiamo da uno psicologo".

Mentre la malattia fisica arriverebbe in modo incontrollabile dall'esterno, spesso chi denuncia un disagio psicologico viene ritenuto almeno in parte responsabile della sua condizione.
"Con l'eccezione dei casi più estremi, il sistema sanitario appare oggi trattare il disagio psicologico come un'aggiunta, un servizio accessorio non fondamentale".

Quando individui e società accetteranno che il disagio psicologico è normale e parte dell'esperienza umana, riflette Paolini, sarà più semplice accedere all'aiuto di cui si ha bisogno e si potrà stare meglio.

Non si tratta di aggiustare qualcosa di rotto

Anche nella gestione della malattia fisica, ricorda Paolini, "ci stiamo muovendo da modelli che danno preferenza al curare verso modelli che enfatizzano la prevenzione" ed è necessario fare qualcosa di simile per il disagio psicologico.

È necessario quindi passare a considerare il rapporto con il proprio benessere mentale come un continuo processo positivo, piuttosto che affrontare i soli sintomi negativi quando si presentano, anche magari con un sostegno specialistico.

L'onda lunga della pandemia

Zena Burgess, CEO dell'Australian Psychological Society, ha dichiarato che "la pandemia sanitaria alla fine si esaurirà, ma le sue conseguenze sulla salute mentale resteranno per anni".

Il governo australiano ha investito oltre due miliardi di dollari nella scorsa legge finanziaria in quest'area e ha raddoppiato nei mesi scorsi il numero di sedute di terapia psicologica finanziate da Medicare, da dieci a venti. 

Questo, riflette Paolini, potrebbe voler indirizzare risorse verso la cura dei sintomi, invece che rivedere le politiche specifiche che hanno aumentato il disagio psicologico da quando la pandemia è iniziata.
Le risposte alla pandemia che, come società e come governi, abbiamo visto riflettono questa concezione di priorità del corpo sulla mente.
Secondo Paolini, forse la pandemia, e il modo in cui i governi vi hanno reagito, ci hanno fatto fare un passo indietro, portandoci a sottovalutare ulteriormente l'importanza del nostro benessere psicologico in favore della salute fisica.
Mancano poi i dati, riflette Paolini, per prevedere gli effetti a lungo termine della pandemia, "ci stiamo muovendo un po' nel buio ed è difficile quantificare l'entità e la forma del disagio psicologico a livello individuale e collettivo nei prossimi anni".

Ripensare il rapporto tra mente e corpo

In altre culture, tra qui quelle orientali, il rapporto tra corpo e mente, spiega Stefania Paolini, è molto diverso rispetto alle società occidentali.
Corpo e mente, le due cose non sono separate. La salute è concepita come un'interazione tra mente e corpo.
Paolini si augura che "come società e cultura ci possiamo muovere un po' di più verso questi modelli alternativi".

Ascolta l'intervista a Stefania Paolini:
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22:02
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