La psicologia dei confini chiusi - 2 L'incertezza

Someone makes a halt gesture

L'incertezza causata da lockdown e chiusura dei confini ha avuto un effetto significativo sul benessere psicologico nella comunità. Source: Getty Image/ArtistGNDphotography

Questo è il secondo episodio della serie La psicologia dei confini chiusi, realizzata con Stefania Paolini, Professoressa Associata di Psicologia Sociale e Interculturale all’Università di Newcastle.


 In questo episodio discutiamo dell'impatto dell'incertezza e di come gestirla al meglio.

Incertezza e ansia spesso vanno a braccetto

Tra la fine di giugno e gli inizi di luglio 2021 l’Australia ha vissuto forse uno dei momenti più difficili nella gestione della pandemia, con molte delle principali città in lockdown più o meno lunghi, e misure restrittive annunciate con un preavviso spesso minimo.

A questa incertezza a breve termine, se ne aggiunge una a lungo termine. Il primo ministro Scott Morrison ha presentato il 2 luglio scorso le fasi del ritorno alla normalità, la cui tempistica rimane tuttavia poco chiara.

Quando terminerà il ricorso ai lockdown? Quando verrà raggiunta la quota di vaccini richiesta? Quando verranno riaperti i confini e quando chi ha famiglia all’estero potrà tornare alla vita che aveva immaginato nel momento in cui aveva scelto di trasferirsi in Australia?
“L’incertezza è associata a livelli elevati di ansia e disagio psicologico”, afferma la professoressa Stefania Paolini.

“La nostra cultura occidentale pone molta enfasi sul controllo individuale del nostro ambiente e su quello che ci succede”, caratteristiche che Paolini vede già nel modo in cui i bambini vengono educati fin dai primi anni.
La pandemia ha elevato i livelli di disagio psicologico nella comunità in modo significativo.

Come reagire all'incertezza

Nella perdita di controllo di quel che ci accade è importante trovare il giusto equilibrio di reazione.

Un’accettazione passiva non aiuta ad affrontare il disagio scaturito dala perdita del controllo “in modo propositivo e utile al benessere psicologico”.

L’approccio ideale è quello di sviluppare la capacità di discriminare nell’esperienza gli aspetti che sono fuori dal nostro controllo da quelli che sono in nostro controllo.
Secondo Paolini, il passo successivo è quello di concentrarsi a livello psicologico e motivazionale sugli aspetti della nostra vita che possiamo controllare in un dato momento.

Le persone differiscono in questa abilità, che Paolini descrive come il possedere un locus del controllo esterno o interno.

Chi crede che la vita sia governata dal caso, da Dio, da altre persone o istituzioni, da qualsiasi elemento esterno al sè possiedono un locus del controllo esterno, diversamente da chi crede che la propria vita sia determinata dalle proprie decisioni e azioni, che avrà un locus di controllo interno.

Un locus del controllo interno porterà a strategie attive nell’affrontare l’imprevisto, cercando di “cambiare le condizioni che ritengono siano associate all’imprevisto”.
Al contrario, in presenza di un locus del controllo esterno, le strategie adottate saranno espressione di rassegnazione, come il preoccuparsi o il negare il problema.

La pazienza e la capacità di vivere nel presente

Riconoscere l’incontrollabilità di certi eventi può portare ad una reazione più positiva e attiva, quella della pazienza.

Per quanto utile, “non vuol dire che la pazienza è la panacea ai problemi dell’imprevisto” dice Paolini.

La ricerca psicologica e filosofica indica come una via di mezzo sia quello che occorre per affrontare l’incertezza in modo bilanciato.

Gli eventi della vita hanno componenti che sono in nostro controllo e altri che non lo sono, ricorda Paolini, e quindi accettare le due dimensioni porta ad avere aspettative realistiche e strategie adattive più efficaci.
Questa abilità di calibrare le modalità di risposta all’incertezza migliora secondo la ricerca con l’età, ma ci sono anche differenze di tipo culturale.

Le culture orientali incoraggiano maggiormente rispetto alla nostra l’idea della pazienza, dell’accoglienza dell’imprevisto.

Tecniche di mindfulness e meditazione che derivano dalle culture orientali, adottate anche nelle nostre società, incoraggiano a vivere nel presente, nell’adesso.

Depressione e ansia, continua Paolini, sembrano svilupparsi quando l’attenzione si concentra in modo eccessivo sul passato e sul futuro.

"Quando siamo capaci di vivere nel presente, riusciamo a combinare un aspetto attivo e accogliente di risposta all’incertezza e questo ci fa stare meglio", spiega la professoressa.

Se avete domande o se in qualche modo la chiusura dei confini sta avendo conseguenze sulla vostra salute mentale, vi invitiamo a contattarci tramite la nostra pagina facebook o inviandoci un’email a italian@sbs.com.au

Ascolta l’intervista a Stefania Paolini
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La psicologia dei confini chiusi - 2 L'incertezza

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21:16
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