Italoaustraliani giovani vs anziani: le diverse aspettative
Stefania Paolini, Professoressa Associata di Psicologia Sociale e Interculturale all’Università di Newcastle, descrive il cambio di prospettive avvenuto negli ultimi mesi come un viaggio indietro nel tempo, agli anni in cui rientrare in Italia era una prospettiva remota.
Anche se la realtà oggettiva può apparire simile, questa arriva, secondo Paolini, "su aspettative di vita molto diverse".
I giovani si sono trovati catapultati a causa del COVID-19 a vivere l'Australia dalla prospettiva degli italiani che erano arrivati nel secondo dopoguerra.
Chi arrivava qui dall'Italia nel secolo scorso lo faceva con la consapevolezza che le visite ai familiari e ai luoghi d'origine non sarebbero state frequenti.
Costi e tempi separavano di fatto in maniera quasi definitiva le due nazioni, mentre chi ha scelto l'Australia in tempi relativamente recenti lo hatto con aspettative di rientrare con regolarità, e anche di poter ospitare famiglia e amici down under.
Ascolta il primo episodio della serie

La psicologia dei confini chiusi - 1 La "cecità" alle differenze
Una lotta intestina?
Avendo aspettative diverse, il grado di frustrazione verso le politiche di controllo dei confini attualmente in atto può essere diverso e questo può causare incomprensioni.
I giovani italoaustraliani, secondo Stefania Paolini, possono diventare oggetto di critiche dagli angloaustraliani, che non riconoscono il diverso svantaggio che "la fortezza Australia" arreca ai vari gruppi culturali, ma critiche possono arrivare anche dagli italoaustraliani senior.
Chi tra questi reagisce con rifiuto all'espressione della frustrazione verso i confini chiusi, "probabilmente non sarebbe rientato in Italia nemmeno se i confini fossero stati aperti", riflette Stefania Paolini.
La fatica del viaggio, assieme all'avere trasferito i loro legami primari in Australia, rendono il rientro in Italia meno desiderabile e meno necessario per molti italoaustraliani senior.
I giovani italoaustraliani sono arrivati con l'aspettativa di rivisitare l'Italia regolarmente e di condividere con i propri cari momenti importanti della vita, come il matrimonio e l'avere figli, o i momenti difficili, come la morte di persone care, la malattia. Questo è stato messo tutto sottosopra.
Questo conflitto, quando avviene, è una conseguenza del processo psicologico di self anchoring, l'ancorare il modo in cui vediamo la realtà attorno a noi basandola esclusivamente sulla nostra esperienza, faticando a cogliere la prospettiva degli altri.
Ascolta il secondo episodio della serie

La psicologia dei confini chiusi - 2 L'incertezza
Le generazioni di oggi sono più deboli?
Citando la ricerca psicologica, Stefania Paolini sostiene che la quantità di disagio psicologico e mentale è spiegata solo in parte dall'entità obiettiva dell'avversità che lo causa.
Ad avere un ruolo preminente nel predire quanto efficacemente possiamo rispondere ad una difficoltà è piuttosto lo scollamento tra la situazione attuale e quello che ci aspettavamo.
Chi vede una somiglianza nel distacco con i propri cari tra i ventenni e trentenni di oggi e quelli di una volta sottovalutarebbe questo meccanismo, in cui è la discrepanza tra aspettative e realtà a giocare il ruolo più importante nel produrre le nostre reazioni emotive e psicologiche.
La discrepanza tra aspettative e realtà esiste, è molto vera e molto dolorosa. Produce un disagio reale, legato al fatto che il COVID-19 ha ridirottato gli orizzonti personali, un disagio che va rispettato.
Ascolta il terzo episodio della serie

La psicologia dei confini chiusi - 3 La solidarietà
L'amicizia possibile e desiderabile tra generazioni
Di questi tempi sono in molti ad essere particolarmente vulnerabili e Stefania Paolini afferme che queste differenze possono essere sanate.
La chiave sta nella comunicazione, personale e attraverso i media, per far arrivare il messaggio agli italoaustraliani anziani e alle loro famiglie che la situazione di oggi, seppur simile alla separazione del passato, è molto diversa dal punto di vista psicologico.
Ascolta il quarto episodio della serie

La psicologia dei confini chiusi - 4 La storia d'amore tra Australia e immigrati
Ai ventenni, trentenni e quarantenni che non trovano in un dato momento il supporto che vorrebbero, Paolini consiglia le pratiche di self love e self care, che originano dal buddismo.
Non si tratta di concetti egoistici, secondo Paolini, tutt'altro: non ci è possibile amare gli altri, finché non amiamo completamente noi stessi, accettando anche le difficoltà come "un amico di viaggio".
La causa obiettiva della nostra fatica non se ne va, ma entrano una morbidezza e una dolcezza che ci rendono più capaci di vivere questa situazione con più resilienza.
Se avete domande o se in qualche modo la chiusura dei confini sta avendo conseguenze sulla vostra salute mentale, vi invitiamo a contattarci tramite la nostra pagina facebook o inviandoci un’email a italian@sbs.com.au
Ascolta l’intervista a Stefania Paolini:
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La psicologia dei confini chiusi - 5 Scontro generazionale
SBS Italian
19:39
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