Il 26 marzo, il Gruppo Armani ha annunciato la decisione di convertire tutti gli stabilimenti italiani alla produzione di camici monouso destinati agli operatori sanitari impegnati in prima linea a fronteggiare il coronavirus nel paese.
Giorgio Amani, creatore di una delle griffe più celebri al mondo, ha raccontato a SBS Italian di non aver perso tempo quando, approcciato dalle autorità sanitarie italiane, ha preso la decisione di riaccendere le macchine che hanno prodotto abiti che hanno fatto la storia della moda.
“Sono un uomo pragmatico, non mi piace restare a guardare mentre le cose accadono, come cittadino e come imprenditore ho sentito l’obbligo morale di dare il mio contributo”.
Abbiamo convertito tutti i nostri stabilimenti nel nord Italia alla produzione di camici medici che stiamo regalando agli ospedali più vicini

Armani production plant in Trento Source: Courtesy of Giorgio Armani
Ad Armani si sono uniti altri importanti marchi: da Prada, che ha riconvertito le sue fabbriche per la produzione di mascherine, a Versace e Gucci che hanno offerto importanti donazioni ad ospedali e strutture sanitarie.
Con oltre 135.000 casi confermati di contagi e quasi 18.000 decessi, l'Italia è stata uno dei paesi più colpiti da COVID-19.
Giorgio Armani è stato tra i primi grandi nomi della moda ad agire: durante la settimana della moda di Milano, lo stilista ha infatti deciso di tenere la sfilata a porte chiuse, ma non è stata una decisione facile da prendere.
"Quando ho capito che la situazione in Lombardia stava diventando grave, sapevo che dovevo prendere una posizione forte. Così, la sera prima dell’evento, ho chiamato il sindaco di Milano per informarlo che non mi sentivo a mio agio nel procedere con la sfilata come se nulla fosse, mettendo a rischio gli ospiti e il mio team. Ho poi deciso di trasmettere in diretta l’evento."
Il sistema moda può essere così insulare e pieno di ego. Questa volta, abbiamo agito all'unisono.
Le boutique e i ristoranti Armani sono chiusi dal 10 marzo, mentre gli stabilimenti sono rimasti chiusi per una settimana prima di riaprire per la produzione di camici.
Mentre in Italia si consumava la terza settimana di lockdown, l'Australia stava iniziando registrare i primi casi di “trasmissione comunitaria” di COVID-19, con stati e territori coinvolti nella continua implementazione di strategie e misure di sucurezza per contenere la diffusione del virus.
Ora che il numero di casi supera nel paese ha superato i 6.000, Giorgio Armani ha inviato un messaggio all'Australia. “È lo stesso messaggio che vorrei inviare a tutti i paesi: rimanere forti e uniti. Insieme possiamo superare questo momento terribilmente difficile."

Giorgio Armani Source: Credit Julian Broad
Come l’industria della moda europea, anche la controparte australiana dovrebbe dare un contributo.
"Penso che l'Australia dovrebbe seguire l'esempio dell'Europa, dove la risposta dell'industria della moda alla pandemia e alla crisi è stata estremamente rapida e pragmatica. Dalle donazioni alle conversioni di produzione, ognuno ha dato il proprio contributo."
“Ed è bello che lo abbiano fatto tutti. Il mondo della moda può essere così insulare e pieno di ego. Questa volta, abbiamo agito all'unisono.”