'Un limbo intollerabile': l'odissea dei temporanei a rischio di perdere il posto di lavoro e il visto

A rischio migliaia di posti di lavoro in Australia, dove aziende e business sono costretti a chiudere o sospendere le attività per contenere l’emergenza COVID-19. Per i temporanei in gioco, oltre al posto di lavoro, c’è anche il visto e la possibilità di rimanere nel paese.

Luca Russo, Annalisa Trovato and Tommaso.

Luca Russo, Annalisa Trovato and Tommaso. Source: Courtesy of Luca Russo

Fino al 1 aprile 2020, Luca Russo era impiegato come “catering and operations manager” all’Harbourview presso il Northbridge Golf Club di Sydney.

Dopo la chiusura al pubblico del ristorante a metà marzo, imposta dal governo del New South Wales per cercare di contenere la diffusione del coronavirus, il catering ha continuato per un periodo con la vendita di pasti da asporto, prima di chiudere temporaneamente.

"Abbiamo continuato con gli ordini ‘take away’ per dieci giorni, ma sfortunatamente non ho avuto altra scelta che sospendere anche quelli: non ero in grado di garantire che la squadra in cucina mantenesse la distanza di sicurezza”, ha dichiarato la direttrice dell’azienda, Doreen Cooper.

Russo al momento si trova in congedo temporaneo, senza stipendio. 

"Dal giorno in cui mi sono trasferito in Australia, a novembre del 2014, non ho mai smesso di lavorare", ha raccontato Russo a SBS Italian. "Ho lavorato ininterrottamente fino al 2 aprile: è stato il primo giorno in Australia in cui non ho lavorato. Oggi sono confuso, non so cosa sarà del mio futuro e del futuro della mia famiglia".

In Australia al momento ci sono 2,17 milioni di persone con un visto temporaneo: turisti, studenti, ragazzi e ragazze in Working Holiday Visa, cittadini neozelandesi e lavoratori su visti professionali a breve e medio termine.
Ho lavorato ininterrottamente fino al 2 aprile: è stato il primo giorno in Australia in cui non ho lavorato.
Mentre il governo australiano ha gradualmente concesso aiuti ad alcune di queste categorie, restano privi di sussidio sociale ed economico gli oltre 139.000 immigrati su visti professionali.

Questi lavoratori non sono solo a rischio di perdere il loro impiego e rimanere senza entrate ma, nel caso in cui l’azienda che li sponsorizza dovesse chiudere, potrebbero perdere il visto e la possibilità di rimanere nel paese.

Secondo l’ultimo annuncio del 4 aprile scorso di Alan Tudge, il ministro ad interim per l'immigrazione, la cittadinanza, i servizi per gli immigrati e gli affari multiculturali, i titolari di visti professionali in stand down (ovvero nel caso in cui il datore di lavoro abbia sospeso le attività, senza però procedere al licenziamento) "manterranno il visto e le imprese avranno la possibilità di prorogare il visto".

“Le imprese saranno anche in grado di ridurre le ore di lavoro previste dal contratto di lavoro senza che questo determini irregolarità nel visto", ha dichiarato Tudge.

A questi lavoratori è stato inoltre concesso di accedere al proprio fondo pensionistico ("superannuation") per un massimo di 10.000 dollari nell’anno finanziario 2019/2020.
Pensavo di essermi integrato in Australia, di far parte di qualcosa. Mio figlio ha 16 mesi, è nato qui. Speravo che un giorno sarebbe diventato australiano anche lui
D’altra parte, ha proseguito il ministro, “I titolari di visto professionale che sono stati licenziati devono lasciare il paese nel caso in cui non siano in grado di ottenere una nuova sponsorizzazione."

Nel caso di una interruzione dovuta alla pandemia, un titolare di visto professionale a medio-lungo termine potrà essere reimpiegato in Australia in un secondo momento e il periodo di lavoro precedente all'interruzione conterà ai fini della richiesta di residenza permenente.

Resta da chiarire cosa succede a nel caso in cui le aziende, dopo un periodo di sospensione, si trovino costrette a chiudere definitivamente i battenti.

SBS Italian ha chiesto un commento al Dipartimento degli affari interni.
Come centinaia di migliaia di temporanei dunque, Russo non può accedere ad alcun sussidio previdenziale ed è escluso dai programmi JobSeeker e JobKeeper. Inoltre, il suo visto (457) non gli permette al momento di lavorare per altri datori di lavoro.

Non solo quindi Russo si trova disoccupato e senza una busta paga, ma il suo destino stesso nel paese è incerto, perché legato alla capacità dell’azienda che lo sponsorizza di resistere alla crisi.

“Se, per qualsiasi motivo, la situazione non dovesse essere più sostenibile e il mio capo decidesse di chiudere l'attività, avrei due possibilità: trovare un’altra azienda disposta a sponsorizzarmi, cosa che al momento è altamente improbabile nella ristorazione, o lasciare il Paese". In entrambi i casi, Russo avrebbe 60 giorni.

"Luca non ha diritto a JobKeeper, come invece altri quattro membri dello staff che sono australiani. Luca e Annalisa, sua moglie, si sono costruiti una nuova vita in Australia. Hanno un bambino di 16 mesi e ormai fanno parte della nostra famiglia", ha raccontato la manager di Russo, Doreen Cooper. "Anche mio padre era un immigrato proveniente dalla Sicilia. Negli anni '50 e '60 mio padre aiutò molte famiglie della sua città natale a stabilirsi a Sydney e io stavo cercando di seguire le sue orme, sento una responsabilità verso Luca e la sua famiglia, ma non so come fare".

“Pensavo di essermi integrato in Australia, di far parte di qualcosa. Mio figlio ha 16 mesi, è nato qui. Speravo che un giorno sarebbe diventato australiano anche lui, ma oggi non sono più sicuro nemmeno di cosa sperare”, ha raccontato Russo.

Molti professionisti nel campo dell’immigrazione, hanno confermato che ci sono migliaia di persone nella situazione di Russo nel paese.

"L’obbligo di lavorare esclusivamente per il datore di lavoro che sponsorizza il lavoratore implica che i titolari di questi visti potrebbero essere perseguibili se trovati a lavorare per altre aziende, anche nel caso in cui fossero messi in congedo, e rischierebbero di perdere il visto”, ha spiegato Chaman Preet, un'agente di immigrazione di Melbourne.
Il Migration Institute of Australia, l'organismo rappresentativo dei professionisti del settore immigrazione, ha contattato il Dipartimento degli affari interni per cercare una soluzione al problema. 

"Abbiamo chiesto che i lavoratori che ricadono in questa categoria possano essere autorizzati a lavorare anche per datori di lavoro diversi dai loro sponsor, per permettere a queste persone di portare il cibo in tavola”, ha aggiunto Chaman Preet.

Anche Emanuela Canini, agente di immigrazione a Sydney, ha confermato che il governo è stato invitato a considerare un “rilassamento temporaneo” delle condizioni relative a questi visti o un intervento speciale per modificare la legislazione esistente, al fine di risolvere la questione, ma “mentre è più facile essere flessibili su politiche e regolamenti, una modifica della legislazione primaria, attraverso la procedura corretta, sarebbe molto più difficile e richiederebbe tempo.”
FECCA (Federation of Ethnic Communities Councils of Australia) ha stimato che ci sono circa 500.000 persone con visti temporanei in Australia non supportate dal pacchetto JobKeeper.

“Il governo australiano dovrebbe aiutare tutti i lavoratori, a prescindere dal visto. I lavoratori su visto sponsor, gli studenti internazionali e ragazzi sui visti vacanza... Insomma, tutti coloro che hanno contribuito alla crescita dell'economia australiana. Alla FECCA, riteniamo che nessuno debba essere lasciato indietro durante questo periodo così complesso e difficile", ha dichiarato Joe Caputo, presidente onorario della FECCA, ai microfoni di SBS Italian.

Prima dello scoppio della pandemia, Russo era ad un "solo passo" dalla residenza permanente.

"Pensavo che l’Australia fosse il paese del "fair go" ed ero convinto che lavorando duro e sfruttando le mie capacità al massimo avrei potuto dare a mio figlio e alla mia famiglia una vita stabile e soddisfacente, meglio di quanto avrei potuto fare in Italia. L’idea di perdere tutto questo mi tiene sveglio la notte.”

"Non sopporto l'idea di dover ricominciare tutto daccapo in Italia dopo cinque anni di sacrifici qui", ha proseguito Russo, aggiungendo che, escludere dalle misure di protezione i titolari di visti temporanei, è “fortemente ingiusto”.

"Escludere un'intera categoria di persone, gli immigrati qualificati e le loro famiglie, e lasciarli in un limbo di questa portata è intollerabile, scandaloso. Se il governo continuerà ad ignorarci, a questo punto non so più neanche se voglio restare qui oppure no".

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Published 8 April 2020 1:19pm
Updated 8 April 2020 2:25pm
By Francesca Valdinoci


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