La chiusura dei confini australiani a causa della pandemia di COVID-19, in atto da marzo 2020, si protrarrà probabilmente fino a metà 2022. Se da una parte la maggioranza della popolazione sembra d'accordo con questa misura di protezione, una fetta della cittadinanza chiede che ci siano deroghe maggiori per consentire almeno il ricongiungimento con familiari.
In Australia, la petizione è stata presentata in Parlamento il 19 maggio scorso a seguito di una campagna che ha raccolto oltre 70 mila firme. La petizione, depositata in Parlamento dal senatore dei Verdi Nick McKim e dall'indipendente Zali Steggall, chiede che i genitori di cittadini e residenti permanenti siano riconosciuti come parenti stretti e parzialmente esentati dalle restrizioni di ingresso nel Paese, per permettere loro di ricongiungersi con i figli che vivono in Australia.
Intanto, anche in Italia un gruppo di persone che ha figli e figlie in Australia ha avviato una petizione, indirizzata al governo italiano e in particolare al Ministero degli esteri, affinché interceda con quello australiano per concedere loro l'ingresso nel Paese.
Nella petizione si chiede in particolare di "consentire a genitori di italiani emigrati, che abbiano i requisiti sanitari (green pass), di ottenere dei visti facilitati per poter raggiungere il più presto possibile i propri cari con obbligo di quarantena presso la residenza dei propri figli, considerando “valido e ammissibile” il motivo della visita ai propri famigliari emigrati, proprio in forza di un legame affettivo che va riconosciuto come legittimo e degno di cittadinanza".
Tra le persone che hanno avviato la petizione, che finora ha raccolto poco più di 1200 firme, c'è Mary Rimola, il cui figlio vive a Cairns.
"Questa petizione chiede al governo italiano di aprire una trattativa con il governo australiano", spiega Rimola in collegamento telefonico dall'Italia.
Rimola spiega che si potrebbe ad esempio concedere l'arrivo in Australia ai genitori di figli italiani, che verrebbero a trovare i loro parenti solo se vaccinati e negativi al tampone, come prevede il green pass europeo.
"In Italia la campagna vaccinale sta andando molto bene, si sta raggiungendo un numero molto elevato di persone che fanno il vaccino", sottolinea Rimola.
In questi giorni l'Australia è di nuovo alle prese con lockdown che ormai interessano vari stati e territori, a causa di una serie di focolai della variante Delta, considerata molto più contagiosa e quindi pericolosa.
Intanto la campagna vaccinale procede lentamente in tutta la nazione. Attualmente le stime ci dicono che poco meno del 5% della popolazione australiana è stata completamente vaccinata.
Al fine di incentivare la popolazione, il primo ministro Morrison l'altroieri ha aperto l'accesso al vaccino Astrazeneca a tutte le persone adulte, dai 18 anni in su, previa consultazione con il proprio medico.
Ma la percentuale ancora bassa di vaccinati in Australia rende improbabile una sia pur parziale riapertura dei confini.
Al contrario, proprio ieri, al microfono di ABC 774, il premier del Victoria Daniel Andrews ha paventato una nuova stretta agli arrivi internazionali finché non venga raggiunto un numero consistente di persone vaccinate contro il COVID-19.
La non è ancora stata presentata al governo, ma abbiamo chiesto un commento in proposito all'onorevole Nicola Carè, eletto alla Camera nella circoscrizione Estero nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, il quale si è impegnato a portare la petizione all'attenzione del Ministro gli Esteri attraverso un'interrogazione parlamentare.
"Faccio mia questa petizione facendola diventare un atto parlamentare", ha dichiarato l'onorevole Carè.
"Certamente bisogna prendere in considerazione che in questo periodo con l'avvento della variante Delta e i relativi lockdown sarà tutto più complicato e più difficile", ha ammesso, "ma ci proviamo lo stesso".
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Una petizione italiana chiede una parziale riapertura dei confini dell'Australia
SBS Italian
08:56
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