18 anni, cinque visti e una campagna Facebook per la cittadinanza australiana

Ilaria De Fusco and the Mayor of the Northern Beaches Council, Michael Regan

Ilaria De Fusco and the Mayor of the Northern Beaches Council, Michael Regan Source: Courtesy of Ilaria De Fusco

‘Ti discriminano nonostante il fatto che tu lavori, paghi le tasse e che sei a tutti gli effetti parte integrante della comunità australiana, ma effettivamente non lo sei". Questa la testimonianza di Ilaria De Fusco, bloccata in un limbo burocratico per anni.


Tra le storie di emigrazione, quella di Ilaria De Fusco assomiglia più ad una lunga saga epica. Una saga durata 18 anni dal momento dell’arrivo in Australia all’ottenimento della cittadinanza, attraverso un percorso lungo e accidentato. Come ogni storia, non sono mancate le svolte e le peripezie, antagonisti, alleati e, per fortuna, un lieto fine.

"Meglio tardi che mai" ha esordito Ilaria, che in Australia era arrivata con l’intenzione di imparare l’inglese e poi tornare ‘a casa’.  Finito il liceo in Italia, Ilaria aveva deciso di non continuare gli studi e l’Australia sembrava una buona parentesi prima di cominciare a lavorare, per imparare l'inglese e fare esperienza.
"Poi, come tutti quelli che arrivano, anche io mi sono innamorata  dell’Australia e ho cercato di rimanere", ci ha raccontato la milanese. Allo scadere del visto turistico, Ilaria si è iscritta all’università e ha richiesto un visto da studente.

Così, per i successivi quattro anni, Ilaria ha studiato, vissuto e costruito la sua vita Down Under. Dopo la laurea ha ottenuto un nuovo visto ‘Graduate Visa’ di un anno e mezzo.

Avendo accumulato il punteggio necessario, Ilaria ha fatto richiesta di sponsorizzazione come ‘Marketing Specialist’ nel 2009, un visto di sponsorizzazione ora non più disponibile.

Da quel momento e per i sei anni successivi, il percorso burocratico ha subito un brusco arresto: fino al 2015 infatti Ilaria rimane in ‘Bridging Visa’ in attesa di una risposta alla sua domanda.

Questo tipo di visto temporaneo non permette l’uscita dal Paese; per ogni spostamento fuori dall’Australia Ilaria doveva inviare una richiesta, pagare e attendere l'approvazione dal Dipartimento di Immigrazione.
"Quando mia nonna [in Italia] ha compiuto 100 anni, un evento da festeggiare, fino all’ultimo non sapevo se potevo andare. Mi hanno chiesto ulteriori documenti, ho dovuto dimostrare che lei era veramente mia nonna, insomma delle cose allucinanti"
Un limbo durato anni, durante il quale la vita di Ilaria è rimasta sospesa, con il rischio di veder andare in fumo da un momento all'altro tutto quello che stava cercando di costruire in Australia.

La prolungata incertezza ha condizionato a lungo la vita di Ilaria anche nelle piccole faccende quotidiane, come attivare un contratto telefonico o poter accedere ad un finanziamento per comprare una macchina.

"Ti discriminano nonostante il fatto che tu lavori, paghi le tasse e che sei a tutti gli effetti parte integrante della comunità australiana, e però effettivamente non lo sei", ha continuato Ilaria, "ho pensato, ma ci saranno altre persone nella mia stessa situazione, c’è qualcuno che ha iniziato a far qualcosa? Mi sembrava impossibile".
"Ho pensato, ma ci saranno altre persone nella mia stessa situazione, c’è qualcuno che ha iniziato a far qualcosa? Mi sembrava impossibile"
Dopo aver letto vari blog e storie di altri immigrati su diversi social media, Ilaria ha creato una pagina FB, , raccogliendo quasi 1000 persone di diverse nazionalità che come lei si trovavano in un limbo burocratico da anni. Un gruppo nel quale solo Ilaria e un'altra iscritta erano italiane, mentre nella maggior parte si trattava di immigrati dall'Asia.
GSM Priority Group 5 – Forgotten visa
GSM Priority Group 5 – Forgotten visa Facebook Page Source: SBS Italian
"Il consiglio che do è attenzione a chi ci si affida; bisogna fare tanta ricerca per capire quanto competenti siano questi agenti di immigrazione". Nel confronto con altri casi, Ilaria non solo si era resa conto di non essere sola nel limbo ma ha realizzato che, purtroppo, in molti casi le storie di immigrazione raccontate erano ben più complicate della sua. "Ad esempio c’erano famiglie con bambini discriminati nelle scuole per il fatto di non essere australiani".

Dopo varie navigazioni tra blog e gruppi di immigrati sui social network, Ilaria ha anche approcciato diversi giornali e televisioni, fino a quando il giornalista Peter Mares ha risposto all’appello.

Peter Mares ha pubblicato nel 2016 un volume, , raccontando proprio il caso di Ilaria e di altri immigrati nel gruppo creato dall'italiana. 

 ha raggiunto Peter Mares per chiudere il cerchio della storia e per valutare se e come la legislazione, emanata nei due anni successivi alla pubblicazione del suo libro, abbia avuto un ulteriore impatto sui destini degli immigrati temporanei in Australia.

Molte delle persone coinvolte nel gruppo erano in attesa di un visto professionale 457, abolito il 18 aprile 2017. Secondo Mares "l'abolizione del visto 457 e la sua sostituzione con visti a due livelli, di 2 o 4 anni, ha limitato ulteriormente il percorso verso la residenza permanente, soprattutto se combinato con altri fattori come l'aumento dei requisiti di lingua inglese per alcune categorie di visti temporanei e permanenti".

In prospettiva, secondo il giornalista, i visti studenteschi diminuiranno dopo il boom degli scorsi anni.

Ma la questione sollevata dal giornalista nel libro si spinge ben oltre il fenomeno dell’immigrazione, per andare a toccare diritti fondamentali quali il diritto al voto e alla rappresentanza.
Al centro della riflessione di Mares c’è il concetto stesso di democrazia in Australia; migliaia di persone infatti vivono e lavorano nel Paese ma, non avendo diritto al voto, non hanno alcuna voce in capitolo nella vita politica.

La domanda dunque è: quando si diventa membri a pieno titolo della ‘comunità politica’ in Australia?’

Secondo le regole attuali, si ottiene il diritto al voto dopo la cittadinanza, ma "se si rendono la residenza permanente e la cittadinanza fuori dalla portata degli immigrati a lungo termine, allora si sta negando di fatto un loro diritto civile e politico fondamentale e minando il principio stesso della democrazia", sostiene Mares.
"La democrazia rappresentativa si fonda sul fatto che tutti i membri della società hanno voce in capitolo negli affari politici della nazione"
Per migranti temporanei si intendono studenti internazionali, post-doc, lavoratori specializzati o immigrati in attesa di rinnovo del visto ('bridging visa'). Non si tratta secondo Mares di concedere diritti a immigrati temporanei, ma di riflettere su come evitare che le leggi sull'immigrazione arrivino a collidere con i principi che regolano la democrazia. 

Ma non solo; la questione dell'immigrazione tocca un aspetto ideale e politico ma anche altri fattori legati alla vita quotidiana in Australia. Se si taglia il numero di immigrati in ingresso, la popolazione australiana invecchierà più in fretta. Inoltre, in termini economici, "avere meno studenti internazionali vuol dire anche danneggiare la terza voce di entrate nell'economia australiana; l'educazione", ha affermato Mares, "oltre ad avere meno lavoratori specializzati".
"Se creiamo le condizioni affinché i migranti temporanei diventino membri della nostra società a lungo termine, allora questo genera un obbligo morale di concedere loro diritti e rappresentazioni politiche"
Ilaria ha raccolto firme, scritto all’allora Ministro dell’Immigrazione Peter Dutton, a Christine Milne, allora leader dei Verdi, e raccolto fondi per consulenze di gruppo con agenti di immigrazione.

Dall’inizio della campagna, nel febbraio 2015, alla fine, nel settembre 2016, grazie alle azioni portate avanti da Ilaria, le persone coinvolte sono state assegnate nel gruppo ‘Priority File’.
"Le persone che conoscevo, mia madre, avevano paura mi dicevano: magari ti cacciano via..."
Nel giro di pochi mesi, è stato concesso un visto a tutti quelli che ne avevano fatto richiesta dall’Australia, compresa Ilaria. A coloro i quali invece aspettavano una risposta da altri paesi, la richiesta è stata respinta.

"Se creiamo le condizioni affinché i migranti temporanei diventino membri della nostra società a lungo termine, allora questo genera un obbligo morale di concedere loro diritti e rappresentazioni politiche", ha concluso Peter Mares.

Per capire quante persone oggi siano in Australia con un visto temporaneo, abbiamo chiesto aiuto all'agente di immigrazione Emanuela Canini. 

"Io avevo calcolato, per una conferenza che ho tenuto l’anno scorso, che nel 2016-17 erano stati dati 8.4 milioni di visti temporanei, di cui 2.7 milioni erano di visti tipo ‘long-term' (studenti, WHV, 457, NZ)", ci ha spiegato Canini. "Non sono i numeri però di quelli che sono fisicamente presenti, perché qualcuno può essere andato via, come pure altri essere ancora in Australia ma con visti ottenuti durante gli anni precedenti".

Con le elezioni federali di maggio alle porte, la questione torna scottante: su un elettorato pari a circa 17 milioni nel 2018 (secondo i dati dell'Australian Electoral Commission), se i residenti temporanei avessero diritto di voto rappresenterebbero circa un sesto dell'elettorato.

Una fetta tale da poter rovesciare il risultato di un'elezione.

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