Eutanasia legale, possibilità di firmare dall'estero

Euthanasia, Italian law.

Marco Cappato presenzia ad uno dei tavoli sparsi nei comuni italiani per la raccolta delle firme. Source: Courtesy of Stefania Cicco-Ufficio stampa.

Tramite le sedi consolari o la firma digitale, i cittadini italiani residenti all'estero, che lo volessero, potranno firmare per unirsi alla richiesta di indire un referendum tramite cui votare sulla modifica della legge che punisce l’assistenza al suicidio in Italia.


Lo scorso 20 aprile l'Associazione Luca Coscioni ha presentato una proposta per indire un referendum parzialmente abrogativo dell’art. 579 del codice penale, sul cosiddetto "omicidio del consenziente" e legalizzare l’eutanasia attiva.

Questa avviene quando un medico somministra, ad un paziente che lo richiede, un farmaco necessario a morire, pratica che al momento prevede una pena fino a 15 anni di carcere.

"Il numero minimo di 500.000 firme, necessarie per poter indire un referendum, è già stato raggiunto", racconta Marco Cappato, esponente dei Radicali e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni ai microfoni di SBS Italian. 

"Continueremo la raccolta fino a fine settembre, per ovviare ad ogni possibile margine di errore", ha aggiunto. 

Il 13 settembre è l'ultimo giorno per poter firmare dall'estero. 

"Quella in vigore è una legge obsoleta del 1930, epoca in cui non esistevano le terapie intensive né tantomeno le cure palliative. La medicina e la società italiana sono molto diverse oggi", continua Cappato.

In alcuni Paesi europei come Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Spagna — che ha votato sì lo scorso Marzo 2021 — l'eutanasia è già legale.

Nel resto del mondo è consentita in Canada, Svizzera, in alcune zone degli Stati Uniti, Australia e in Nuova Zelanda, dove il nuovo provvedimento entrerà in vigore dal prossimo novembre.
Quali sono le principali obiezioni di chi si oppone a queste modifiche?

Secondo Cappato sono essenzialmente di due tipi: morale e pratica.

"Alle persone che pensano che la vita sia sacra e che non spetti a noi prendere la decisione di interromperla rispondo che la legge rappresenterebbe solo una possibilità e non un obbligo, lasciando la porta aperta solo a chi la pensa diversamente e vuole essere padrone delle proprie scelte fino alla fine".

Nel caso invece in cui le preoccupazioni siano di tipo pratico o legate alla paura che il paziente si trovi abbandonato alla malattia senza assistenza psicologica, la risposta di Cappato arriva decisa.
Crediamo che la scelta della terminazione della vita sia l'ultimissima chance adottata solo in caso in cui il supporto psicologico e le cure paliative non migliorino la situazione del paziente.
"É importante togliere questa pratica dalla clandestinità esistente in modo che il malato si possa rivolgere con fiducia al sistema sanitario italiano, che a quel punto può valutare di caso in caso".

Ascolta l'intervsita a Marco Cappato:
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Eutanasia legale, possibilità di firmare dall'estero

SBS Italian

11:42
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