Il processo per la richiesta di un visto per il proprio partner () impone al richiedente di fornire informazioni veritiere e verificabili, laddove il fornire informazioni fuorvianti o false - indipendentemente dalle proprie intenzioni - può portare a un esito negativo per la domanda.
In particolare, i rappresentanti del governo si attengono a quanto indicato all'interno del , che elenca una serie di criteri a cui i richiedenti di visti devono attenersi per dimostrare la propria identità e fornire informazioni veritiere.
Come spiega l'avvocato dell'immigrazione di Sydney, Judy Hamawi, il PIC 4020 indica che un visto può essere rifiutato se documenti falsi o informazioni non vere o fuorvianti vengono trasmesse al Dipartimento per gli affari interni (DHA) o all'Administration Appeal Tribunal (AAT).
E sebbene esista un sistema per correggere gli errori commessi all'interno di una domanda già depositata (), questo non è una garanzia che il DHA o l'AAT ignorino le informazioni iniziali fornite dai richiedenti, in particolare se l'errore viene interpretato come un'azione deliberata.
Un caso recente di richiesta di visto respinta, analizzato dall'avvocatessa Hamawi, è stato quello di John H *.
Nel caso di John H, sia il DHA che il tribunale hanno negato la concessione di un visto per sua moglie, una donna egiziana residente nel suo paese natale. Questo in base al fatto che lo sponsor della richiedente (John H) inizialmente non aveva dichiarato un precedente il matrimonio e il fatto che sia padre di due bambini.
E nonostante John e sua moglie abbiano in un secondo momento inviato il modulo ufficiale con le nuove informazioni corrette, sia il dipartimento che il tribunale hanno considerato le azioni iniziali di John e della moglie come un atto intenzionale volto a fornire informazioni false e fuorvianti.
John H è nato in Egitto ed è entrato per la prima volta in Australia nel 2009 con un visto per studenti.

Ha quindi richiesto un visto di protezione che gli è stato rifiutato dal Dipartimento per l'Immigrazione, ma è rimasto comunque in Australia con vari visti ponte, fino a quando gli è stato concessa la residenza permanente nel 2012.
Ora è un cittadino australiano.
L'AAT ha confermato la decisione di non concedere al richiedente (l'attuale moglie di John) un visto. Ora i due dovranno aspettare un anno e mezzo prima di essere autorizzati a presentare nuovamente domanda. Nel frattempo, la donna non può risiedere con John in Australia, dove l'uomo possiede una casa e ha un lavoro.
Le conseguenze del rifiuto del visto ai sensi delle norme del PIC 4020 avrebbero potuto anche essere peggiori, sostiene l'avvocatessa Hamawi.
"Il dipartimento può vietare a un candidato di richiedere un nuovo visto australiano per un periodo massimo di dieci anni", ha dichiarato.
"Inoltre, il dipartimento può rifiutarsi di concedere un visto a qualsiasi membro della famiglia.
È importante notare che in caso di ricorso al tribunbale d'appello, l'AAT potrebbe decidere se rinunciare al PIC 4020 alla luce di alcune circostanze "speciali":
- Circostanze che influenzano gli interessi dell'Australia, o
- Circostanze compassionevoli o convincenti che influenzano gli interessi di un cittadino australiano o di un residente permanente e che possono giustificare la concessione del visto
Questo potere è limitato solo all'AAT.
Nel caso di John H, Judy Hamawi crede che l'AAT non sia stato convinto dal fatto che le eventuali difficoltà che John si troverà ad affrontare a causa della lontananza dalla moglie possano essere considerate come circostanze compassionevoli o convincenti tali da giustificare la concessione del visto per la consorte.
*Nome di fantasia.