L'ex corrispondente della SBS Daniela Ritorto scrisse in inglese un paio di giorni prima che la Holden chiudesse il suo ultimo stabilimento di produzione a Elizabeth, in South Australia, il 20 ottobre 2017. Ecco una nostra parziale traduzione.
Ho sempre saputo che mio nonno era un "Holden man".
Giuseppe Dichiera era un uomo orgoglioso delle macchine che guidava e delle macchine che costruiva.
Pochi mesi dopo aver messo piede in Australia nel 1968, iniziò a lavorare alla GMH Elizabeth, ad Adelaide.
"Nonno Pepe" aveva 44 anni, ed aveva portato con sé suo figlio Ilario, di 17 anni.
Nessuno dei due conosceva una parola d'inglese.
Padre e figlio arrivarono per primi, per vedere se sarebbero riusciti a trovare un lavoro, mentre la moglie Enrica e gli altri cinque figli rimasero in Italia.
Mi ricordo che chiesi a mio zio Larry (Ilario) come aveva fatto il nonno a trovare un lavoro così in fretta, senza sapere l'inglese e senza esperienza?

Ilario and Giuseppe Dichiera just after arriving in Adelaide, 1968. Source: Daniela Ritorto
Mi raccontò che un amico di famiglia, Alberto Iacoppetta, lo aiutò.
"Tuo papà non ha nemmeno dovuto fare un colloquio", mi disse zio Larry.
Alberto ricevette addirittura una ricompensa da Holden, tale era la richiesta di lavoratori allora.
Alberto cominciò a lavorare alla Holden nel 1952. Trovò lavoro il giorno dopo essere arrivato ad Adelaide, mi racconta suo figlio Frank.
Alberto e nonno Pepe lavoravano insieme al negozio di vernici. Il loro compito era applicare un sigillante nelle giunture dei pannelli mentre le auto erano sulla linea di produzione.
Quando iniziai a visitare la catena di montaggio della Holden come giornalista, 35 anni dopo, le cose erano molto diverse.

Giulio Dichiera in 19XX with his first car, FC Holden. Source: Daniela Ritorto
Braccia robotiche giganti venivano usate per unire i vari pannelli, un lavoro che una volta richiedeva così tante mani umane.
Provo a immaginare l'officina piena di uomini che facevano tutti quei lavori meticolosi.
Dopo un anno alla Holden, nonno Pepe disse al resto della famiglia di venire in Australia, inclusa sua figlia Adelina, ovvero mia mamma, che allora aveva 14 anni.
Anche il mio nonno paterno, "nonno Vince", lavorò alla Holden.
Cominciò nel 1962. "Un amico di disse di venire alla Holden. Avevano lavoro per tutti", mi racconta.
Anche la mia prima macchina è stata una Holden, una Barina, ma ora guido una macchina italiana (che lo zio Larry deve riparare).

Dominic Ritorto with his first car, 1964 EH Holden. Source: Daniela Ritorto
Solo Frank Iacopetta rimane fedele al marchio.
"Sì, mi sento triste", mi ha detto Frank ad una riunione di famiglia per il 60esimo compleanno di mia mamma.
"È la fine di un'era in Australia, ma in pratica è colpa nostra", afferma Frank.
"[In Australia] non supportiamo le nostre industrie e quando i nostri figli non riescono a trovare lavoro ci chiediamo perché".
"È una grande perdita, ma suppongo che sia successo ovunque", dice zio Larry.
"Sono molto arrabbiato perché così tante persone europee hanno lavorato lì; è stata una delle aziende principali che hanno dato lavoro a così tante generazioni", dice nonno Vince.
Diciassette anni alla Holden per nonno Pepe. Undici anni alla Holden per nonno Vince.
Una società e un'industria che hanno garantito uno stipendio a migliaia di nuovi arrivati, hanno insegnato loro le competenze, hanno dato loro una comunità, sicurezza economica, stabilità, un punto d'appoggio in questo nuovo Paese.
Molto è stato scritto e sarà scritto sul fallimento dell'azienda, sulle 900 persone che venerdì rimarranno a casa quando la produzione d'auto in Australia verrà chiusa definitivamente.
Ma voglio ringraziare la Holden per aver dato un lavoro a entrambi i miei nonni, perché anche se non sapevano parlare una parola d'inglese e non sapevano nulla sulla costruzione di automobili, erano uomini Holden.