"Quando i quartieri occidentali di Sydney starnutiscono, il New South Wales si prende il raffreddore”, così in un’intervista all’ABC ha detto David Borger, direttore della Business Western Sydney.
Le restrizioni in quei quartieri, maggiormente colpiti dal COVID-19, sono particolarmente dure, e c’è chi ha ricordato come proprio quelle zone siano altamente produttive, e ridurne le attività potrebbe portare ad un riverbero sull’economia statale e nazionale.
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Massimiliano Tani, professore di finanza alla University of New South Wales di Canberra, concorda.
Tani identifica due motivi fondamentali che rendono quelle aree chiave a livello economico.
Da un lato la loro posizione geografica le rende un crocevia importante di merci e comunicazioni non solo per la città di Sydney ma per tutta l'Australia.
Inoltre, in una città i cui costi rimangono inaccessibili a molti, quei quartieri offrono la possibilità a molti lavoratori essenziali di vivere in un'area ben collegata dai trasporti pubblici.
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D'altro canto l'Australia ha visto segnali di divisione politica, con i premier di Victoria e Western Australia a criticare duramente il governo del NSW per la sua gestione della pandemia e con il National Cabinet a respingere compatto la richiesta di un dirottamento dei vaccini verso Sydney per meglio fronteggiare la crisi.
"Fino a poco tempo fa se producevi latte nel Victoria non potevi venderlo in New South Wales, se arrivavi con il treno al confine dovevi scendere perché i binari erano di una dimensione diversa", riflette Tani.
"Interessi economici e difficoltà effettive, come costi molto elevati" rendono le economie statali meno integrate di quanto qualcuno vorrebbe.
Ascolta l'intervento del professor Max Tani
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