L'Australia post-COVID-19: gli immigrati serviranno?

The number of long-term immigrants into Australia could drop by almost 300,000, over the next two years

Source: Image by Joshua_Willson from Pixabay

Il governo e l’opposizione hanno iniziato il dibattito sul futuro dell’immigrazione in Australia dopo la fine della pandemia di COVID-19, tra preoccupazioni su possibili sfruttamenti e interventi populisti.


Mentre l’Australia inizia lentamente ad allentare le restrizioni legate all’epidemia di coronavirus, ritorna alla ribalta il dibattito sull’immigrazione.

La portavoce laburista dell'immigrazione Kristina Keneally ha riacceso il dibattito sostenendo che per evitare una competizione esacerbata per i lavori che rimarranno dopo la pandemia.

La presa di posizione ha causato grandi polemiche, attraendo da una parte accuse di voler solleticare gli istinti bassi dell'elettorato e dall’altra la difesa del suo partito, che sostiene come questa posizione voglia evitare di creare una sottoclasse di emigrati mal pagati.

“Prima o poi qualcuno lo avrebbe detto, l’immigrazione è sempre un argomento che ritorna alla ribalta nelle situazioni difficili”, ha dichiarato a SBS Italian l’agente d’immigrazione Emanuela Canini.

Dove sta la verità tra le due posizioni?

“L’immigrazione è la seconda voce del reddito del Paese dopo il settore minerario, in particolare gli studenti internazionali - soprattutto quelli cinesi o asiatici in generale”, ha ricordato Emanuela Canini, sottolineando come le università stiano spingendo per riaprire le frontiere agli studenti per il secondo semestre.
Gli studenti non vogliono studiare solo online corsi che costano 30/40mila$ l’anno
Le perdite che queste università hanno subito nel primo semestre sono state ingenti, e questo ha poi avuto una ripercussione sugli stessi australiani che studiano e lavorano nel settore, con tagli alla ricerca e tagli al personale.

Le previsioni sui visti

Gli studenti saranno ancora molto benvenuti, mentre tutti gli altri meno, racconta Emanuela Canini.

Si può vedere questa tendenza prendendo ad esempio l’andamento dei visti a punti, (dove tra l’altro sono state invitate solo persone dai 95 punti in su). Gli inviti recapitati lo scorso 11 aprile dal ministero dell’interno per il visto 189 e il 491 sono stati solo 100 in totale, mentre a marzo erano stati poco più, 175.

Lo scorso febbraio gli inviti erano stati 1.500. 

Sarà questa tendenza replicata nei prossimi mesi o l’anno prossimo? “Questo è un punto interrogativo”, ammette Emanuela Canini, che però ritiene che per quanto riguarda le sponsorizzazioni dalle aziende andremo verso una netta diminuzione delle offerte. Sarà nel prossimo futuro più difficile dimostrare che non si è potuto trovare nessun australiano per il posto di lavoro se la disoccupazione sarà alta, soprattutto in certe industrie come la ristorazione.

Invece per Emanuela Canini non ci dovrebbero essere grandi cambiamenti nell’edilizia e nella costruzione di infrastrutture, per quanto riguarda le occupazioni di ingegneria e quelle altamente specializzate.

È necessario tenere d’occhio le liste delle occupazioni che usciranno il prossimo 1 luglio, nel quale potrebbero esserci grandi cambiamenti.

Gli infermieri: servono o non servono?

Sul ruolo degli infermieri ci sono messaggi contraddittori da parte degli stati, rendendolo un caso “anomalo”.

Da una parte c’è la percezione che ci sia una grave carenza di infermieri, soprattutto nelle case di riposo: gli studenti internazionali iscritti ai corsi di infermieristica ad esempio vengono impiegati e possono lavorare anche oltre le 20 ore a settimana. Le sponsorizzazioni poi  vengono approvate addirittura in pochi giorni, segno che il governo sembra dare loro la priorità.

Dall’altra parte si è assistito a casi in cui infermieri che vengono dall’estero con un visto temporaneo a cui però non viene data l’esenzione per entrare in Australia, o il Western Australia che sta revisionando tutte le occupazioni relative all’infermieristica per decidere se toglierle o meno dalla lista dello Stato.

“Le contraddizioni mostrano che forse ci si preparava ad una diffusione della pandemia molto peggiore in Australia”, racconta Emanuela Canini, “e che alla fine i governi statali si siano resi conto che non è necessario richiedere gli infermieri da fuori Australia e che possono bastare quelli già presenti sul territorio”.

Le persone in Australia devono stare ad almeno 1,5 metri di distanza dagli altri. Controllate le restrizioni del vostro stato per verificare i limiti imposti sugli assembramenti.

I test per il coronavirus ora sono ampiamente disponibili in tutta Australia. Se avete sintomi da raffreddore o influenza, richiedete di sottoporvi ad un test chiamando telefonicamente il vostro medico, oppure contattate la hotline nazionale per le informazioni sul Coronavirus al numero 1800 020 080. 

La app di tracciamento del coronavirus del governo federale COVIDSafe è disponibile e può essere scaricata dall’app store del vostro telefono.

SBS è impegnata nell'informare tutte le comunità d'Australia sugli ultimi sviluppi legati al COVID-19. Notizie e informazioni sono disponibili in 63 lingue all'indirizzo .

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