Settimana della Riconciliazione: riflettere sulla "verità" della storia

A woman holds an Australian Aboriginal Flag during a demonstration in Sydney, Saturday, June 2, 2018. The demonstrators are calling for the Australian Aboriginal Flag to be flown atop Sydney Harbour Bridge. (AAP Image/Daniel Munoz) NO ARCHIVING

A woman holds an Australian Aboriginal Flag during a demonstration in Sydney, Saturday, June 2, 2018. Source: AAP

Un'occasione per riflettere sul passato e sui valori che accomunano le popolazioni indigene e non indigene in Australia.


Questa settimana si celebra la National Reconciliation Week, la Settimana Nazionale della Riconciliazione.

Un'occasione per riflettere sulla storia e sui valori che accomunano le popolazioni indigene e non indigene in Australia.

Le date in cui si svolge la National Reconciliation Week sono ogni anno le stesse per ricordare due traguardi fondamentali nella storia australiana.

Il 27 maggio del 1967, 52 anni fa, si tenne nel paese un referendum che vide oltre il 90% degli australiani votare a favore dell'inclusione degli aborigeni nel censimento e chiedere al governo federale programmi speciali dedicati alle popolazioni native d'Australia.

Il 3 giugno del 1992, invece, nel caso Mabo Vs QLD, la Corte Suprema d'Australia riconobbe per la prima volta a tre aborigeni il diritto di proprietà alle terre ancestrali.

Di fatto la sentenza rovesciò il concetto di terra nullius sul quale si era basata la rivendicazione dei coloni inglesi sull'Australia- gli inglesi infatti avevano dichiarato l'Australia una terra disabitata e per questo l'avevano proclamata colonia britannica.

Oltre a ricordare importanti momenti storici, la Settimana della riconciliazione nazionale invita a riflettere sul presente scegliendo ogni anno un tema su cui riflettere
"Spero che in futuro la smettiamo di parlare del massacro e parliamo invece di guarigione"
Quest'anno il tema è la verità; Karen Mundine, amministratrice delegata di Reconciliation Australia spiega la scelta di questo tema: "Si tratta di raccontare "il buono, il brutto e il cattivo" nel rapporto tra le popolazioni indigeni e gli altri abitanti d'Australia. Quello che speriamo di fare è suscitare un dibattito. Dovremmo iniziare a identificare alcune di quelle "verità" di cui vogliamo discutere e a parlare di cosa ci vorrebbe per unirci attorno a quelle conversazioni."

Nel corso della storia moderna ci sono state diverse commissioni di riconciliazione, attraverso le quali paesi come Germania, Canada, Sud Africa e molti altri hanno cercato di rielaborare gli errori e le ingiustizie passate attraverso un processo formale.
"Se non riconosciamo la verità alla base di quei fatti, accettiamo che siano accaduti e comprendiamo che hanno avuto un impatto non potremmo mai aggiustarli, non possiamo guarire le persone."
Secondo Karen Mundine, la verità ha fornito da base alla rielaborazione di fatti a livello locale  e comunitario, come ad esempio nel caso del massacro di Myall Creek nel NSW.

Nel 1838, 28 aborigeni disarmati furono uccisi da un gruppo di 12 coloni, alcuni dei quali furono successivamente impiccati. Furono i primi sudditi di sua maestà ad essere giustiziati per l'uccisione di nativi australiani.

Come ha ricordato ancora Mundine, in tempi recenti i discendenti di entrambe le parti hanno iniziato a riunirsi ogni anno per commemorare i loro morti: "Ricordo di aver sentito queste parole da Aunty Sue Blacklock, una delle anziane "Spero che in futuro la smettiamo di parlare del massacro e parliamo invece della guarigione. E questo processo include, non solo i discendenti degli aborigeni e degli isolani dello Stretto di Torres, ma anche i discendenti dei primi coloni. Una delle cose più commoventi che ho visto e ascoltato è l'abbraccio tra Aunty Sue e uno di quei discendenti dei responsabili del massacro. È davvero commovente e sfido chiunque a non esserne toccato da un momento simile."

Secondo alcuni un processo formale di riconciliazione è l'unico modo per riparare ai danni del passato e parte fondamentale di questo processo dovrebbe essere un trattato.
"Le persone hanno avuto modo di raccontare le loro storie. Le persone devono raccontare al mondo le loro storie."
Infatti oggi l'Australia rimane l'unico paese del Commonwealth senza un trattato che sancisca e riconosca la sua popolazione nativa, ma il Victoria ha compiuto i primi passi concreti in questo senso.

Jill Gallagher, commissaria del Victorian Treaty Advancement, sostiene che accettare e conoscere le verità della storia dovrebbe essere una parte fondamentale di qualsiasi passo verso un trattato: "Quando l'apartheid venne abolito, ci sono state delle commissioni. Le persone hanno avuto modo di raccontare le loro storie. Le persone devono raccontare al mondo le loro storie. La nostra gente non ha diritti su tutto il paese e un trattato può cambiare lo stato delle cose."

La Healing Foundation è un'organizzazione nazionale indigena che lavora con le comunità per affrontare traumi legati alle politiche quali la rimozione forzata di bambini aborigeni dalle loro famiglie.

Richard Weston è il CEO della Healing Foundation, ha parlato di trauma intergenerazionale che sta portando una popolazione sempre più crescente di aborigeni in prigione e sempre più bambini fuori di radar dell'assistenza sociale.

Weston sostiene che un processo formale di riconciliazione potrebbe aiutare ad riparare ad alcuni dei errori del passato che hanno contribuito ai traumi di oggi. 

"Se non riconosciamo la verità alla base di quei fatti, accettiamo che siano accaduti e comprendiamo che hanno avuto un impatto non potremmo mai aggiustarli, non possiamo guarire le persone. E il risultato di non riconoscere la verità è visibile in molte delle nostre comunità in tutto il paese. Questo è ciò che accade, c'è un reale impatto sulla vita delle persone quando non riusciamo a raccontare l'impatto della storia dell'Australia sugli aborigeni e sugli abitanti dell'Isola dello Stretto di Torres."

La Settimana Nazionale della Riconciliazione prevede una

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