Sabato scorso le urne hanno consegnato un risultato netto: 6 australiani su 10 hanno rifiutato la proposta di cambiare la Costituzione per poter inserire una Voce indigena in parlamento.
Da un lato è ora tempo di bilanci, di riflettere per capire quello che non ha funzionato nella presentazione di questa proposta.
L’analisi andrà avanti senza dubbio per un po’ di tempo, ma la verità è che in questo Paese nessun referendum è riuscito senza il sostegno bipartisan. Nessuno.Il primo ministro Anthony Albanese
Dall'altra parte, però, la domanda fondamentale sarà: "Se l'Australia ha scelto di non volere la Voce, come procederà da oggi il processo di riconciliazione con le popolazioni indigene?"
Secondo Marcia Langton, coautrice del rapporto che ha fornito consulenza al governo sulla progettazione della Voice, "è chiarissimo che la Riconciliazione è morta", mentre per Warren Mundine, una delle figure più attive nella campagna del No, "gli australiani ci hanno detto che non vogliono la Voce; vogliono che il governo e altri compiano il lavoro necessario".
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L'Australia dice no al referendum sulla Voce indigena in parlamento
SBS Italian
15:24
Il commentatore politico Paul Scutti ricorda come la ministra per gli affari indigeni Linda Burney abbia promesso "iniziative e programmi per i prossimi mesi, in particolare per quanto riguarda istruzione e sanità".
Secondo Scutti,però, "l'impressione è che entrambe le parti vogliano voltare pagina: il governo sposterà l'obiettivo su altre tematiche e anche Dutton, con tutta probabilità, cercherà di non soffermarsi troppo sul referendum".