Venezia si è ritrovata "in ginocchio" mercoledì (13 novembre) a causa di due giorni consecutivi di inondazioni e dopo che il livello dell'acqua alta ha raggiunto i 187 centimetri, il più alto dal record del 1966, causando danni significativi ad edifici iconici come la Basilica di San Marco.
Secondo il dott. Luigi Cavaleri, oceanografo di origine veneziana ed ex presidente dell'Istituto di Studi Marini del CNR, gli eventi di questa settimana devono essere considerati il risultato di una serie di fenomeni meteorologici che, avvenendo in concomitanza, hanno creato le condizioni estreme che sono state osservate.
Ma, a suo parere, fenomeni globali come i cambiamenti climatici e l'innalzamento del livello dei mari hanno il potenziale di provocare effetti potenzialmente catastrofici per la città nel lungo periodo, facendola lentamente "affondare" rispetto al livello del mare.
"Il livello del mare aumenta. I ghiacciai si stanno sciogliendo in Antartide, in Groenlandia, ma anche sull'Himalaya, sulle Alpi. L'acqua di questi ghiacciai va nell'oceano e quindi il mare cresce. Il mare cresce anche perché il mare si riscalda. Infatti, come sta aumentando la temperatura dell'atmosfera anche l'oceano si riscalda. E riscaldandosi l'acqua si espande e quindi il livello dei mari cresce".
Cavaleri afferma che il livello dei mari su scala globale sta aumentando di 3,5 millimetri ogni anno, mentre allo stesso tempo la città di Venezia sta lentamente sprofondando di 1 o 2 mm ogni anno, in quanto è costruita su giacimenti sedimentari geologici.
"Rispetto al mare, noi veneziani ogni anno siamo mezzo centimetro più in basso. Detto così non sembra molto ma nell'arco do un secolo sono 50 centimetri. E per una città che vive praticamente al limite della marea, vuol dire che tra 50 anni l'alta marea diventa un fatto di ogni giorno e non un fatto eccezionale. Non come questo ma saremo praticamente sotto l'acqua".

People walk across the flooded St. Mark's square, after an exceptional overnight "Alta Acqua" high tide water level, on November 13, 2019 in Venice. Source: AFP
Si tratta del MOSE ("Modulo Sperimentale Elettromeccanico"), un sistema integrato costituito da una serie di barriere mobili installate su tre ingressi della laguna, che dovrebbero isolare temporaneamente Venezia dal mare Adriatico durante l'alta marea. Insieme ad altre misure, il MOSE è progettato per proteggere Venezia e la sua laguna da maree alte fino a 3 metri.
Il progetto, avviato nel 2003, è stato completato all'85% nel 2013, ma, dopo una serie di ritardi e scandali che ne hanno fatto slittare il completamento previsto per il 2018, sarà finalmente attivo nel 2020.
Ma, secondo Cavaleri, il progetto potrebbe diventare già obsoleto in pochi decenni.

A man pumps out water from the flooded crypt of St. Mark's Basilica after an exceptional overnight high tide water level, on November 13, 2019 in Venice. Source: AFP
"C'è il problema che le dimensioni di queste barriere sono state decise in base alle previsioni climatiche fatte 50 anni fa, quando il livello del mare stava salendo di 1, 1,3 millimetri all'anno. Ora aumenta di 3,5 mm e probabilmente sta accelerando, quindi queste barriere possono non essere sufficienti già nell'arco di qualche decennio".