La compagnia Taxback.com, con sede negli Stati Uniti, ha messo in discussione la tassa sui giovani lavoratori in vacanza lavoro in Australia, introdotta nel 2017.
Secondo la legge, voluta dal governo federale, qualsiasi giovane straniero con visti 417 o 462 che abbia guadagnato meno di 18.200 dollari in un anno, dovrebbe comunque pagare il 15% di tasse sul reddito, a differenza di residenti e cittadini australiani che non vengono tassati per redditi della stessa entità.
La tassa per i backpackers e in generale per coloro i quali hanno un visto Working Holiday ha creato un'intensa divisione all'interno dei ranghi della Coalizione al governo, con alcuni parlamentari che spingevano per raggiungere dei compromessi e applicare delle riduzioni all'imposta. L'imposta è stata inizialmente lanciata al 32,5%, per poi scendere al 19% e infine al 15%.
Secondo l'agente d'immigrazione Emanuela Canini, nell'impugnare la legge del governo si solleva la presunta illegalità delle tasse sui possessori di visti Working Holiday Maker, che non sarebbe in linea con gli accordi sulla doppia tassazione stretti dall'Australia con alcuni Paesi.
Starà adesso alla Corte Federale pronunciarsi sulla legittimità o meno della tassa.