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Cosa significa il 26 gennaio per gli australiani delle Prime Nazioni?

Nell'ultimo quarto di secolo, le voci che chiedono di spostare la data in cui celebrare la nazione australiana si sono fatte sempre più numerose. Per i sostenitori di questa causa, il 26 gennaio non è Australia Day, ma Invasion Day (il giorno dell'invasione), Survival Day (il giorno della sopravvivenza) o Day of Mourning (il giorno del cordoglio).

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A member of the Koomurri dancers holds up an Indigenous and Australian flag during the WugulOra Morning Ceremony on Australia Day at Walumil Lawns, Barangaroo on January 26, 2020 in Sydney, Australia.

Il 26 gennaio del 1788, la First Fleet (Prima Flotta) attraccò all'interno della baia di Sydney. In quel giorno, l'Australia divenne colonia britannica, con il nome di “terra nullius”, ignorando che nel territorio vivevano da più di 65mila anni le varie popolazioni Aborigene. In questa data, si celebra la festa nazionale australiana. Ma per molte persone delle Prime Nazioni, è una data tutt'altro che da celebrare.

Il giorno del cordoglio

Il 26 gennaio del 1938, nel 150esimo anniversario dell'approdo della First Fleet, la Lega Australiana Aborigena di William Cooper unì le forze con il Movimento Aborigeno Progressista guidato da Jack Patten e William Ferguson, con lo scopo di organizzare una protesta sotto il nome di Day of Mourning (Il giorno del cordoglio).

Gli sforzi profusi da questi leader per porre fine in modo democratico ai continui pregiudizi e discriminazioni dei quali la loro gente era vittima, si scontrarono con l'intransigenza del governo. Lo scopo del Day of Mourning era sia quello di protestare contro i maltrattamenti subiti per mano dei cosiddetti White Australians, sia di ottenere pieni diritti giuridici per le persone Aborigene.

“Questo è la nostra occasione per cambiare le cose. Dobbiamo lottare con tutte le nostre forze per questa causa. So che potremmo orgogliosamente cavarcela da soli se ci venisse data l'opportunità. Ma dobbiamo lavorare tutti assieme per il progresso degli Aborigeni all'interno del Commonwealth”, ha detto William Cooper.

Il cordoglio menzionato dagli organizzatori della protesta si riferisce alla perdita della loro terra, della loro libertà e autodeterminazione, nonché alla morte di molti Aborigeni dall'inizio della colonizzazione.

Queste invece le parole di Jack Patten: “In questo giorno i bianchi gioiscono, ma noi, come aborigeni, non abbiamo nessun motivo per giore del 150esimo compleanno dell'Australia. Ci siamo ritrovati oggi per portare nelle case dei bianchi australiani l'orrore delle condizioni di vita in cui i nativi Aborigeni di questa terra sono costretti a vivere”.

"Ci rifiutiamo di essere accantonati. Abbiamo deciso di farci ascoltare. I bianchi credono che l'Aborigeno australiano sia un essere inferiore che non può essere migliorato. Noi rispondiamo 'dateci l'opportunità!'. Non vogliamo restare indietro in questa avanzata verso il progresso. Chiediamo pieni diritti".

Le proteste del Day of Mourning culminarono con una conferenza presso l'Australia Hall di Sydney, di fatto il primo evento Aborigeno coordinato a livello nazionale, inaugurando quello che oggi è noto come First Nations Rights movement.

"Sono stato nell'entroterra, ed ho visto con i miei occhi le sofferenze della nostra gente nelle riserve aborigene... Il momento di fare qualcosa per essere ascoltati è arrivato. Ecco perche abbiamo creato l'Aborigines Progressive Association”, ha detto William Ferguson.

Il Giorno del cordoglio diventò un evento annuale per gli Aborigeni ed i loro alleati, cosa che avrebbe portato prima alle riforme e poi al referendum del 1967.

La Tent Embassy

Il 26 gennaio del 1972, quattro uomini Aborigeni misero un ombrellone sui prati di fronte al Parlamento a Canberra, e inaugurarono la cosiddetta Aboriginal Tent Embassy. Questa nuova modalità di protesta dette nuova linfa al movimento per i diritti degli Aborigeni, ottenendo eco internazionale.
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Radio Redfern era la fonte di informazione principale per tutti coloro che volevano unirsi alle proteste. L'emittente trasmetteva interviste, ma anche musica di artisti aborigeni.
Le proteste del bicentenario e il Survival Day

Il 26 gennaio del 1988, in Australia si festeggiava il bicentenario dell'approdo della First Fleet. Come contrappeso a cerimonie celebrative della qualità della vita in Australia, persone delle Prime Nazioni, assieme ai loro alleati, riuscirono a mobilitare più di 40mila dimostranti a Sydney, la manifestazione più partecipata in Australia dai tempi della guerra del Vietnam.

Queste proteste ebbero luogo negli anni della Commissione Reale sulle morti dei detenuti aborigeni (1987-1991), uno dei simboli della protesta, assieme ai diritti territoriali e le richieste per un trattato.

Durante le proteste del 1988, il 26 gennaio venne ribattezzato dai manifestanti come Invasion Day, ufficializzando il proprio rifiuto a celebrare la giornata come l'Australia Day. Vennero affissi molti poster con scritte quali ‘White Australia has a Black History — Don't Celebrate 1988' (l'Australia bianca ha una storia nera, non festeggiate) e 'Australia Day = Invasion Day 1988'.

Queste le parole di Chris Kirkbright, cancelliere dell'Aboriginal Land Rights Act del New South Wales e membro del comitato March 88: “Oggi festeggiamo la nostra sopravvivenza. Non c'è niente dell'arrivo dei bianchi che gli Aborigeni possano festeggiare. E secondo noi, ogni australiano dotato di buon senso non troverà niente da festeggiare nel loro arrivo, perché quello fu l'inizio di genocidi, distruzione della terra e della cultura, dolore, miseria e disagio in Australia”.

“Oggi vogliamo festeggiare la nostra sopravvivenza, esibendo la nostra cultura”.

A questa posizione fecero eco le parole dei manifestanti, registrate da Radio Redfern. Secondo uno dei dimostranti, “oggi è il giorno del nostro cordoglio, ma è anche quello della festa in cui celebriamo il fatto di essere sopravvissuti a 200 anni di invasione dei bianchi”.

Negli ultimi anni, le richieste per cambiare la data nella quale celebrare la nazione sono aumentate in modo esponenziale, e la consapevolezza che questo non sia un giorno di festa per tutte le persone
delle Prime Nazioni si è rafforzata.

Il movimento Change the Date trova sempre più consenso tra il grande pubblico, ed i manifestanti che partecipano ai raduni in tutta l'Australia si fanno ogni anno più numerosi.

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    Published 26 January 2023 6:28am
    By Bertrand Tungandame
    Presented by Andrea Pagani
    Source: SBS


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