Una tribù aborigena e un piccolo paesino della Calabria uniti in matrimonio.
Susannah Lazzaro ha lasciato il suo paese, Franca Villa Angitula, in Calabria, quand'era ancora una bambina. Era l'11 settembre 1970, il giorno del suo compleanno, quando con la sua famiglia, a bordo della nave Marconi, è partita dal porto di Messina verso l'Australia: un posto che conosceva solo attraverso le immagini che a scuola le aveva mostrato la signora Lia, la sua maestra, in cui "i soldati inglesi sparavano le lance contro i neri".
Dopo un mese di viaggio Susannah e la sua famiglia sono arrivati in Australia, al porto di Melbourne, dove ad attenderli c'erano tanti paesani. Presto Susannah ha iniziato ad andare a scuola, dove ha incontrato tanti altri ragazzi come lei, figli di immigrati europei, ma degli aborigeni non c'era traccia. "Di loro all'inizio sapevo solo quello che vedevo in tv, quindi solo cose negative, che poi si sono dimostrate non vere".
A scuola mi prendevano in giro. Quando io sono venuta in Australia mi chiamavano wog. Io non sapevo che cos'era questo wog. Non volevo ritornare a scuola però mia madre mi ha detto "tu ritorni a scuola gli dici che tu hai orgoglio di essere wog. Perchè tu sei italiana e devi essere sempre italiana.
Il tempo passava e Susannah cresceva. Dell'Australia era sempre più curiosa, ma soprattutto voleva vedere che cosa succedeva fuori da Melbourne e dalla bolla italiana nella quale viveva, così ha deciso di andare in Western Australia in veste di missionaria laica, dove per la prima volta si è trovata a lavorare fianco a fianco con gli aborigeni australiani.
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Il viaggio di Susannah nella cultura aborigena è iniziato a Rossmoyne, un sobborgo di Perth, e da subito ai suoi occhi sono emerse tante più similitudini che differenze tra la cultura italiana e quella indigena, in particolare per quanto riguarda il legame con la terra e la vita in comunità. Il sentimento che accomunava la sua esperienza con quella dei giovani aborigeni con cui lavorava era la nostalgia.
Dopo un anno vedevo che a questi ragazzi non piaceva stare in città. Parlavano sempre dei loro famigliari, della loro cultura... Io ho sentito in loro quello stesso dolore che ho provato io, da quando ero arrivata in Australia, perchè sentivo la mancanza di nonno e nonna, della terra dove giocavo, la campagna, i miei amici di scuola, il dialetto... Ho sentito il loro dolore. Lo stesso che io ho sofferto quando sono venuta in Australia.
L'esperienza di Susannah nella missione aborigena del Western Australia doveva durare un anno, poi sono diventati sei e poi è diventata la sua vita visto che è li che ha conosciuto Wocky, un uomo delle tribu Niul-Niul e Jabba-Jabbar, salt water people, che poi è diventato suo marito.
Susannah e Wocky si sono dovuti confrontare entrambi con l'approvazione delle loro famiglie per poter stare insieme. In fin dei conti tutti e due avevano scelto come compagno di vita una persona che non apparteneva alla loro comunità di origine. Ma se per la famiglia italiana ci è voluto molto più tempo per accettare Wocky, quella aborigena ha accolto Susannah immediatamente, letteralmente con un abbraccio della suocera che poco tempo dopo ha ribattezzato Susannah con un nome aborigeno, Juboul, che significa "donna dai capelli grigi", un modo per descrivere la sua saggezza.
Coloro che seguono SBS sapranno che #WalkWithUs è una serie che include storie dedicate alla cultura aborigena. Digitando l'hashtag potrete trovare online, alla Radio o in TV storie proprio come questa che state leggendo e che potete ascoltare attraverso i podcast. Per una persona come Susannah, che non è nata tra gli aborigeni ma è stata da loro adottata, il senso di #WalkWithUs è ancora lontano da quello a cui aspira. Si può davvero quindi camminare insieme? - le abbiamo chiesto. Ecco la sua risposta:
Come possiamo camminare insieme se non ci possiamo nemmeno sedere insieme a capire i nostri metodi e le nostre culture, i nostri modi di vivere? Come possiamo camminare insieme se noi della terra moderna, chiediamo sempre a loro di vivere come noi? Però non ci sediamo mai, con loro, a capire il perché. Perciò come possiamo camminare se non possiamo sederci insieme a conoscerci prima?.
Le prospettive e le dinamiche del mondo moderno, che la maggior parte di noi segue, non permettono di avere la sensibilità necessaria per rispettare la terra: "il mondo moderno la sfrutta mentre loro la rispettano, sanno che ne fanno parte".