Padre Modotti è una figura molto importante nella storia degli Italiani del Victoria nel periodo che va dal 1938 al 1946. Laura Mecca, ex direttrice della , ci racconta la sua storia su SBS.
Chi erano gli Italiani che vivevano nel Victoria in quel periodo? La maggioranza viveva nelle campagne in comunità rurali arrivata soprattutto dopo la Prima Guerra Mondiale: Calabresi e Veneti a Mildura, Shepparton e Cobram, Calabresi e Siciliani coltivatori di patate e allevatori di bestiame nel Gippsland, minatori (soprattutto veneti) di carbone a Wonthaggi e Kilcunda, coltivatori siciliani di ortaggi a Werribee. Nei sobborghi cittadini troviamo un buon numero di eoliani con i loro negozi di frutta e verdure, alcuni negozianti di generi alimentari a Northcote, Carlton, Oakleigh, sarti a Carlton dove c’erano molte famiglie venete e piccolo imprese impegnate nelle pavimentazioni (terrazzo) e costruzioni edili in generale.
L’ultimo prete che aveva prestato servizio nella comunità italiana dal 1920 era stato Padre Di Francesco, un gesuita, che aveva come sede la parrocchia di Sant’Ignazio a Richmond, dove la messa era in Italiano e dove venivano celebrati battesimi, comunioni e cresime e messe per i santi patroni regionali, soprattutto per gli eoliani. Tutta la vita religiosa degli italiani si svolgeva a Sant’Ignazio. I fedeli degli altri sobborghi o quelli che vivevano nelle zone rurali dovevano andare a sentire la messa in inglese celebrate da parroci di origine soprattutto irlandese.
Con la partenza dall’Australia di padre Di Francesco nel 1934, la comunità Italiana rimase senza una guida spirituale che parlasse Italiano. Anche a Melbourne i fedeli si dovettero adattare a cerimonie religiose in inglese. L’Arcivescovo di Melbourne, Mannix, era ben conscio di questa situazione e inviò molte richieste sia al Vaticano che al Consolato Italiano affinché venisse mandato un prete italiano per gli italiani che si sentivano un po’ abbandonati.
Questa preghiera venne finalmente accolta e nel 1938 arrivò a Melbourne dall’India, dove lavorava come missionario, Padre Ugo Modotti. Era friulano di origine, anche lui un gesuita, molto colto e soprattutto un uomo di polso. Diventò subito grande amico dell’Arcivescovo Mannix e fu inizialmente anche in buoni rapporti con il Nunzio Apostolico del Vaticano Panico che viveva a Sydney.
Padre Modotti si rivelò subito un prete di eccezione per gli Italiani, che affluirono alle sue messe in grande numero. Si celebravano qualcosa come tre o quattro messe ogni domenica. Innazitutto Modotti spostò il centro della sua opera da Richmond presso la chiesa di San Giorgio a Carlton, dove c’era anche una Scuola elementare molto frequentata da bambini italiani. Poi viaggiava in continuazione in lungo e largo sia del Victoria che del Sud Australia, che era sotto la sua giurisdizione religiosa, visitando gli italiani di Port Augusta e Port Pirie, dove c’erano molti pescatori di Molfetta. Nel Victoria visitò regolarmente Mildura, Wonthaggi e Werribee per celebrare la messa e somministrare battesimi, comunioni e cresime.
Reproduced with permission of Co.As.It. – Italian Historical Society

Father Ugo Modotti in Wonthaggi Source: courtesy of Italian Historical Society
Abitava in Power Street, nella splendida e imponente casa vittoriana oggi occupata dai Padri Cappuccini di Sant’Antonio, prima presa in affitto dalla generosissima famiglia Romanin e più tardi acquistata dai Cappuccini. Era quindi molto vicino a Raheen, la bellissima residenza in Studley Park Road, a Kew dove abitava Mannix (oggi di proprietà della Famiglia del magnate della carta Pratt). E da Mannix Padre Ugo Modotti andava spesso per consultarsi su programme e progetti per la collettività italiana e sono sicura anche per discutere di certe “teste calde” del gruppo di anti-fascisti italiani che operava sotto il tetto della Casa d’Italia in Palmerston Street, a Carlton.
Con l’aiuto di un fedele gruppo di persone, soprattutto di donne di origine delle Isole Eolie – come Lena Virgona Santospirito – nella Hall della chiesa di San Giorgio a Carlton dava anche rappresentazioni teatrali naturalmente di carattere religioso. Era certamente vicino al Consolato Italiano che effettivamente aveva mosso mari e monti con il Vaticano per farlo mandare a Mebourne e che con l’aiuto della collettività gli aveva sovvenzionato l’acquisto di un'automobile. Il Consolato gli passava anche i famosi film dell’Istituto Luce di propaganda sul Regime Fascista che venivano proiettati a San Giorgio. E questo suo legame con le autorità italiane veniva tenuto ben d’occhio dagli australiani un po’ sospettosi di questo Padre super indaffarato.
Fu soprattutto durante gli anni della seconda Guerra mondiale che Padre Modotti si rivelò un grande amico degli italiani. Con l’avanzare del pericolo di un conflitto tra l’Inghilterra e la Germania, poi sfociato nel secondo conflitto mondiale, le autorità australiane guardavano Modotti con una certa preoccupazione per quelle che loro definivano simpatie con il regime fascista, accusando anche Mannix di essere un simpatizzante. Anche Panico da Sydney manifestava una certa crescente antipatia per questo padre gesuita che non riusciva a definire se fascista o anti-fascista. Probabilmente c’era anche una certa gelosia verso questo uomo così benvoluto.
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L’internamento degli italiani in Australia nella seconda metà del 1940 quando l’Italia entrò in Guerra a fianco della Germania contro gli Alleati è storia ben nota. Eravamo giudicati “nemici stranieri” perché l’Italia combatteva a fianco di Hitler.
Padre Modotti, con l’aiuto del potente Arcibishop Mannix e del suo grande amico Calwell che era Ministro Laburista nel governo di Curtin, si adoperò molto per convincere le autorità a non internare gli italiani del Victoria. Si dice che mandassero fuori di notte persone ad avvisare le famiglie di andare via dalla città.
Nel Victoria il numero di internati civili è stato molto molto ridotto rispetto agli altri Stati, circa 190 persone soprattutto uomini, mandate nel campo di Loveday nel Sud Australia.
La comunità viveva momenti di ansia. Venne imposta la chiusura di molti esercizi o piccole fabbriche, vennero chiusi tutti i clubs, non era permesso congregarsi in strada e anche in casa bisognava stare attenti, non si poteva parlare italiano in strada, vennero confiscate le radio o macchine fotografiche, addirittura era proibito avere piccioni per la paura che qualche italiano potesse mandare dei messaggi segreti! Molti operai italiani vennero licenziati o mandati a tagliar legna nei boschi o a lavorare nelle fabbriche di munizioni di Melbourne. La sitauzione era disastrosa, sia per gli internati che si trovavano lontano da casa che per le famiglie lasciate da sole senza il capo della Famiglia responsabile della loro sussistenza.
L’arcivescovo Mannix e Padre Modotti erano ben consci di questa triste situazione. Ed è per questo che nacque per iniziativa del Vescovo il Comitato Arcivescovile per l’Aiuto agli Italiani, con una prima donazione generosa di 100 sterline. Modotti mise insieme un gruppo di “vecchi” italiani, cioé di persone che erano da anni già naturalizzate e quindi non affette dalle rigide regole di sicurezza. Molte erano donne di origine eoliana, a capo delle quali c’era Lena Virgona Santospirito, i cui genitori erano venuti in Australia negli anni del 1880/90 e che era nata in Australia nel 1895.
Questo gruppo si prodigò per raccogliere altri fondi nella comunità per fare pacchi dono di cibo, coperte e indumenti caldi per gli internati e per le famiglie alle quali avevano portato via i loro uomini. Molti erano stati convocati per quello che sembrava un colloquio alla Stazione di polizia e invece poi arrestati e portati via senza dare loro la possibilità di fare una valigia e di informare la Famiglia.
Il morale della comunità era bassissimo. Padre Modotti si prodigò per alleviare questi disagi e paura visitando le famiglie, raggruppandoli a San Giorgio per continuare la celebrazione della messa in Italiano e amministrare parole di conforto, continuando con lezioni di religione per i bambini.
Anche Padre Modotti, che aveva sempre più attirato il sospetto delle autorità australiane perché lo giudicavano simpatizzante del Governo di Mussolini, venne ad un certo punto “fermato” dalla polizia. Fu solo per il forte intervento di Mannix, con l’aiuto del suo amico Calwell, Ministro laburista federale nel Governo di Curtin, che ottenne il rilascio.
Padre Modotti chiese a Mannix il permesso di raggruppare un gruppo di artigiani e operai edili nel giardino di San Giorgio per fare loro costruire un “grotto” di devozione alla Madonna di Lourdes, molto di moda a quei tempi. Lo scopo era di tenerli occupati, visto che nessuno dava loro lavoro, e di mantenere vivo l’orgoglio di fare qualcosa di bello e utile. E così con la bravura di questi provetti operai che erano ben noti per i lavori nelle costruzioni di Melbourne nacque in un angolo del giardino una grotta con una bella statua della Madonna e di una pastorella, tutto donato o fatto a mano. Questo angolo diventerà la meta di tutta la collettività italiana per molti anni, anche dopo la Guerra, per una benedizione della Madonna e una foto ricordo. Ci sono molte fotografie che documentano visite di gruppi di bambini in occasione della Prima Comunione e Cresima, battesimi e matrimoni e benedizioni di sposi per procura.
Alla fine della Guerra, la collettività incominciò a recupare lentamente. Ritornò il lavoro e la fiducia nel futuro.
Nel 1946 però Padre Modotti venne convocato dal Nunzio Apostolico a Sydney. Convocazione dalla quale non fece più ritorno a Mebourne. Venne “impacchettato” e mandato a Roma in Vaticano. Le ragioni? Non si è mai saputa la verità e cosa abbia spinto il Vaticano a questa mossa, che non diede alla collettività la possibilità di salutarlo e ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto. Tuttora non si sa chi abbia forzato questo rientro improvviso.
A nulla sono valsero le rimostranze degli Italiani o le pressioni di Mannix e di Calwell di rimandarlo in Australia.
Padre Modotti lavorò per un breve periodo alla Radio Vaticana, poi si ritirò nel Monastero di Camaldoli come eremita. Nel 1959 lo mandarono in California per fondare una versione del Monastero di Camaldoli, nel 1960 fu a Portorico dove fondò un giornale, nel 1966 in California in una parrocchia e nel 1970 venne scelto da Papa Paolo VI per fondare un Ufficio Stampa del Vaticano.
Si ritirò nel 1971 e nel dicembre dello stesso anno morì nel sonno.