Un taglio all'immigrazione permanente in Australia avrà un impatto "minimo" sulla congestione nelle città, perché la causa principale del problema sarebbero in realtà gli immigrati temporanei, soprattutto gli studenti internazionali.
Questo secondo Abul Rizvi, ex vice segretario del Dipartimento dell Immigrazione.
Rizvi ha dichiarato a SBS News che secondo lui il piano del governo federale di ridurre il numero di immigrati permanenti in Australia avrebbe poche probabilità di avere un qualunque impatto sui problemi di congestione delle grandi città, in particolare per quanto riguarda le criticità legate al traffico e ai posti disponibili nelle scuole.
L'ex funzionario dell'Immigrazione ha commentato così l'annuncio da parte del Primo Ministro Scott Morrison, che ha parlato di una riduzione del numero di migranti permanenti accettati in Australia di circa 30.000 unità, aggiungendo che questo contribuirà a diminuire l'intasamento stradale e a mettere meno pressione sulle scuole che sarebbero, secondo lui, "piene".
Ma secondo Rizvi, la pressione reale sulle infrastrutture delle città della costa orientale è principalmente causata dall'aumento degli studenti internazionali, mentre l'aumento di popolazione attraverso immigrazione permanente è rimasto statico per molti anni.
"Gli studenti internazionali sono il segmento che è cresciuto maggiormente nell'ambito del flusso migratorio netto, e la stragrande maggioranza di loro si stabilisce a Sydney, Melbourne e Brisbane", ha dichiarato Rizvi.
Gli studenti internazionali sono cresciuti all'interno della categoria che comprende tutti i migranti temporanei - che includono anche lavoratori temporanei, backpackers e turisti. Ci sono stati 32.000 arrivi di studenti nel 2011-12, che sono saliti ad oltre 100.000 nell'anno 2016-17.
Questi studenti diventano quindi parte del milione di persone che Rizvi chiama "residenti temporanei a lungo termine" - coloro che sono stati in Australia per qualche tempo con vari visti temporanei, molti dei quali avrebbero il desiderio di diventare residenti permanenti.
Rizvi ha affermato che il piano del governo di trasferire più migranti permanenti in aree che non siano le metropoli dell'est attraverso i visti regionali potrebbe in ultima analisi spostare una porzione di quella popolazione di studenti desiderosi di rimanere in Australia lontano da Sydney e Melbourne."
"Ciò costringerà molti di quegli studenti stranieri che si sono stabiliti a Sydney e Melbourne a spostarsi in futuro in aree come Adelaide, Darwin, Hobart e verso l'Australia regionale, e quindi avrà un impatto su Sydney e Melbourne"
"Tuttavia, come ho detto, l'effetto sarà marginale e il suo impatto sulla congestione a breve termine sarà minimo."
Tanya Plibersek, vice leader del Partito Laburista, sostiene che il governo abbia concesso "un numero enorme" di visti temporanei.
"Nei cinque anni in cui il governo liberale è stato responsabile delle politiche migratorie, abbiamo visto un enorme numero di visti temporanei, quando invece da anni avremmo dovuto fare in modo di formare gli australiani per svolgere quelle professioni che si trovano sulle liste dei lavori maggiormente richiesti nel paese", ha dichiarato Tanya Plibersek.
Interpellato da SBS Italian, l'agente di immigrazione Alberto Fascetti considera quello degli studenti internazionali nelle grandi città come un "non-problema", in particolare per quanto riguarda la congestione stradale e la pressione sulle infrastrutture.
"Secondo la mia esperienza, lo studente internazionale tende a non acquistare automobili e muoversi nel traffico, soprattutto perché sa che si troverà in Australia per un periodo limitato. E un'altra ragione è la scarsa disponibilità economica per l'acquisto di un mezzo di trasporto da parte della maggior parte di molti studenti internazionali".
D'altro canto, secondo Fascetti, gli studenti internazionali contribuirebbero in maniera positiva alle economie delle città che li ospitano, pagando per i corsi di studio, gli alloggi, il vitto e ogni altro ambito nel quale facciano acquisti di beni o servizi.
Secondo lui il discorso attorno ai migranti temporanei e la retorica a questi associata deriva da fattori che hanno meno a che vedere con i dati oggettivi, e più con situazioni esterne, come il modo di parlare di immigrazione proprio dell'"era Trump" e l'avvicinamento delle elezioni federali in Australia.