I legami sempre più stretti dell’Australia con i suoi vicini internazionali sono evidenti nei quasi 7 milioni di dati del censimento 2016 pubblicati martedì mattina da ABS.
La diversità del nostro Paese salta subito all’occhio dal primo esame dei dati.
Più di un milione di immigrati
Dal 2011 sono arrivati in Australia un totale di 1,3 milioni di immigrati. A guidare il fenomeno, Cina con 191.000 e India con 163.000.
Il numero di persone che sono nate al di fuori dell’Australia, sottraendo chi ha lasciato il Paese tra il 2011 e il 2016, è aumentato di 870.000 unità.
In percentuale, è un aumento dal 24,6% al 26,3%, ovvero più di un quarto dei residenti australiani è nato all’estero.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, rispetto alla sua popolazione l’Australia è il nono Paese al mondo per numero di immigrati e precede tra gli altri Italia, Spagna, Nuova Zelanda e Canada. Gli Stati Uniti ospitano in assoluto il maggior numero di immigrati, 47 milioni, che rappresentano però solo il 14% della popolazione totale.
Non sorprende che a crescere maggiormente – il doppio rispetto al resto del Paese – siano le capitali statali dell’Australia. L’86% dei migranti arrivati negli ultimi 25 anni ha deciso di fermarsi nelle città principali.
Crisi delle religioni (ma non tutte)
L’opzione “nessuna religione” ha fatto un balzo avanti rispetto all’ultimo censimento, passando dal 22 al 30%.
La percentuale di chi si professa cristiano è calata di 9 punti, dal 61 al 52%. I cattolici sono diminuiti dal 25 al 23%, stessa sorte per gli anglicani che passano dal 17 al 13%. In generale, tutte le confessioni cristiane hanno registrato un calo.
Se la passano meglio le altre religioni, che sono cresciute dal 7 all’8% grazie a piccoli aumenti di fedeli che seguono Islam, Induismo e Sikhismo.

Source: SBS
Un paese di giovani australiani asiatici
Se l’immigrazione del 20esimo secolo era dominata nel periodo post-bellico da italiani e greci, il censimento 2016 ha ufficializzato l’inizio di una nuova era. L’età media degli australiani nati in Europa è di 59 anni, mentre per quelli nati in Asia è di 35.
L’Inghilterra rimane il paese d’origine più comune al di fuori dei confini australiani, ma negli ultimi 10 anni gli arrivi da India e Cina sono stati il triplo rispetto a quelli dall’Inghilterra.
Cinquant’anni fa, meno del 2% dei residenti australiani proveniva da questi due Paesi, ora si arriva al 16%.
E tra gli studenti universitari, il 38% è nato all’estero.
Meno inglese in casa
Il numero delle persone che parla unicamente inglese a casa è salito a 17 milioni per la prima volta, 500.000 unità in più rispetto al 2011.
Ma paragonati all’aumento della popolazione, la percentuale è scesa di diversi punti, dal 77% al 73%.
Il mandarino consolida la sua posizione come la seconda lingua più diffusa in Australia dopo l’inglese, mentre il cantonese sale al terzo posto.
L’italiano scende di due posizioni al quinto posto (nel 2011 era al terzo).
Aumento degli indigeni
Il numero di persone che ha dichiarato di avere origini aborigene e/o dello stretto di Torres è cresciuto arrivando a 649.000, dai 550.000 del 2011.
La cifra è quasi raddoppiata dal 1996.
L’aumento più considerevole si registra nel New South Wales e nel Queensland, con entrambi gli stati che crescono di oltre il 20% rispetto al 2011.