BHP consulterà i proprietari tradizionali per la distruzione di decine di siti aborigeni

BHP ha ottenuto il permesso ministeriale di far esplodere dei siti aborigeni rilevanti nel Western Australia, a poche settimane dalle reazioni indignate causate in tutto il mondo dalla distruzione da parte di Rio Tinto di due siti aborigeni risalenti a 46 mila anni fa.

BHP has plans to expand its site in Western Australia which could destroy up to 86 Aboriginal cultural areas.

BHP has plans to expand its site in Western Australia which could destroy up to 86 Aboriginal cultural areas. Source: AAP

BHP ha promesso di non mettere mano a diversi antichi siti aborigeni nel Western Australia senza prima consultarsi con i proprietari tradizionali, nonostante abbia ottenuto il permesso dallo stato.

Il gigante minerario aveva fatto richiesta lo scorso ottobre di poter lavorare in un’area che include 40 importanti siti aborigeni, allo scopo di espandere la sua miniera di ferro South Flank, dal valore di 4,5 miliardi di dollari. Il ministro degli affari aborigeni Ken Wyatt ha ora dato l’autorizzazione all’iniziativa, che è giunta cinque giorni dopo la distruzione da parte di Rio Tinto di due prominenti siti aborigeni vecchi di 46 mila anni nella Juukan Gorge.

La controversa esplosione dei due siti aveva suscitato clamore internazionale e l’ira delle popolazioni Puutu Kunti Kurrama e Pinikurga, che hanno sostenuto di aver informato da anni Rio Tinto dell’importanza culturale dei siti.

Uno dei siti nella regione del Pilbara che BHP è interessata a sviluppare si trova nella Djadjiiling Range, un’area che contiene al suo interno diversi ripari rocciosi, e che è stata occupata da diverse decine di migliaia di anni dagli aborigeni.
Il ministro Wyatt ha reso noto che i proprietari tradizionali non hanno depositato alcuna obiezione agli avvisi della Section 18 consegnati da BHP, che sotto l’Aboriginal Heritage Act chiedono al ministero l’autorizzazione a sviluppare un sito minerario nel quale non è possibile evitare degli impatti sui proprietari del terreno.

Il presidente del Banjima Native Title Aboriginal Corporation Maitland Parker ha dichiarato che la popolazione Banjima "non approva la distruzione di siti ritenuti d’importanza culturale”.

"Sosteniamo tutti i proprietari tradizionali aborigeni e in modo particolare in questo momento i nostri fratelli e sorelle del Pilbara, i Puutu Kunti Kurrama e i Pinikura, nel condannare la distruzione dei ripari rocciosi delle Juukan Gorge”, ha aggiunto.

Il progetto della BHP South Flank dovrebbe prendere il via l’anno prossimo e distruggerebbe fino a 86 importanti siti aborigeni, datati fino a 15 mila anni fa.

La  aveva esaminato gli 86 siti in questione, concludendo che 40 di essi dovrebbero essere dichiarati patrimonio culturale protetto, nonostante la richiesta della popolazione Banjima di includerli tutti.

Il Guardian ha riportato che la compagnia mineraria ha “preso in considerazione le opinioni e le raccomandazioni fornite dai rappresentanti dei Banjima durante le consultazioni e ispezioni”, ma che “non è fattibile nella pratica” evitare “tutti i siti aborigeni di rilevanza culturale”. 

Protesters are seen outside of the BHP offices in Melbourne's CBD, Wednesday, July 11, 2018.
Protesters are seen outside of the BHP offices in Melbourne's CBD, Wednesday, July 11, 2018. Source: AAP


Un portavoce di BHP ha dichiarato a SBS News giovedì che la compagnia vuole intraprendere “un approccio sostenibile”.

“Non prenderemo initiative sui siti identificati senza consultazioni appropriate con le popolazioni Banjima”, ha aggiunto il portavoce, ribadendo che “le consultazioni saranno basate sul nostro impegno nel comprendere il significato culturale della regione e sul rispetto profondo che abbiamo per i Banjima e il loro patrimonio culturale”.

Nel 2015 i Banjima – che sono i proprietari tradizionali dell’area - .

“BHP ha acconsentito a versare contributi finanziari ed altri benefici ai Banjima, mentre questi ultimi hanno accettato di sostenere il South Flank Project”, ha reso noto il ministro Wyatt in una dichiarazione.

“L’accordo copre inoltre tematiche relative al patrimonio culturale, e identifica 72 zone di esclusione dove si trovano i siti considerati di valore per i Banjima”, si legge nella dichiarazione.

Wyatt ha difeso la sua decisione di approvare i piani di BHP giovedì, incoraggiando la compagnia a lavorare insieme ai proprietari tradizionali.
Secondo la legge statale, i Banjima non hanno il potere di intervenire durante lo sviluppo dei progetti, dato che la sezione 18 dell’Aboriginal Heritage Act del Western Australia impedisce ai proprietari tradizionali di fermare la distruzione dei siti considerati sacri.

I Banjima sono consapevoli di non potere presentare delle obiezioni formali, ma il loro consulente archeologico ha dichiarato al Guardian che “non appoggiano in nessun modo la continua distruzione dei loro patrimoni culturali”. 
West Australian Treasurer Ben Wyatt
Western Australia’s Aboriginal Affairs minister Ben Wyatt agreed to the expansion in May. Source: AAP Image/Rebecca Le May
Al momento il governo del WA sta revisionando la .
In seguito alla distruzione dei due antichi siti, Rio Tinto ha appoggiato cambiamenti alla legislazione, sostenendo che l’accaduto sia stato frutto di un malinteso.

Posizione appoggiata da BHP, che tramite un portavoce ha fatto sapere di “sostenere la revisione e la riforma da parte del governo dell’Aboriginal Heritage Act”.

In collaborazione con AAP. 

Share
Published 12 June 2020 3:15pm
Updated 12 June 2020 3:17pm
By Brooke Fryer
Presented by Carlo Oreglia
Source: SBS News


Share this with family and friends