L'Italia si avvia verso la stretta di Natale con ulteriori restrizioni anti Covid-19.
Il bollettino dei contagi del 17 dicembre ha segnato un aumento dei nuovi casi, oltre 18 mila in 24 ore, con un numero di decessi che si è attestato a 683 portando il numero complessivo delle morti legate al coronavirus nel paese a superare le 67 mila.
Il Veneto ha suparato la Lombardia per infezioni, le due regioni sono seguite da Emilia Romagna, Lazio e Puglia.
Numeri che probabilmente spingeranno il Governo ad estendere la zona rossa a tutta la penisola: stando alle ultime ipotesi, potrebbe essere annunciato nelle prossime ore un blocco di 8 giorni a coprire festivi.
"Tra ipotesi, probabilità e indiscrezioni a pochi giorni dal Natale ancora non abbiamo un insieme di misure per contenere la situazione anche se, come ha detto il Ministro [degli Affari Regionali] Boccia, l'idea è che si rimanga a casa senza la possibilità per nessuno di muoversi", ha spiegato il direttore del quotidiano Il Dubbio Carlo Fusi in collegamento dall'Italia.
Ma all'interno della maggiornaza ci sono divisioni tra rigoristi, chi vorrebbe la stretta, e possibilisti- ovvero chi sostiene una scelta meno drastica- ma anche sul territorio ci sono approcci diversi: il governatore del Veneto Luca Zaia ha annunciato che i confini regionali saranno chiusi, mentre Giovanni Toti in Liguria ha definito un'"ingiustizia cambiare le regole laddove non ce ne sarebbe bisogno", a causa di una curva epidemiologica che sembra essere meno preoccupante nella sua regione.
"Il tema del rapporto tra centro e periferia, tra governo e regioni, è un tema che ha contraddistinto fin da subito la gestione della pandemia provocando divisioni a non finire. Non c'è mai stata una decisione lineare e condivisa tra Conte e i vari governatori", continua Fusi.
Una divisione che contraddistingue anche i rapporti tra le compagini di maggioranza del Governo Conte, dove il partito Italia Viva di Matteo Renzi per una settimana ha tenuto "in ostaggio" il governo.
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