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Federico Guzzo è un giovane italiano il cui progetto di vita a Sydney è stato compromesso dai recenti cambiamenti alle leggi che regolano l'immigrazione annunciati il 18 aprile dal Governo Turnbull.
La sua prima esperienza in Australia risale al 2010, quando ha trascorso 4 mesi down under per imparare l'inglese e ha lavorato come maestro di sci. Federico, innamoratosi di questo Paese, ha poi deciso di tornarci, e grazie al prezioso aiuto dei suoi genitori, nel gennaio 2013 ha iniziato un Master in Marketing a Sydney.
Alla fine del suo percorso di studi, ha iniziato a lavorare per una società sportiva ed è poi riuscito a trovare un'azienda disposta ad offrirgli una sponsorizzazione in qualità di marketing specialist.
"Mi si sono aperte le porte del paradiso, è stato un po' un sogno che si avverava perché sapevo quanto era difficile venire sponsorizzati".
All'inizio di dicembre 2016, con l'aiuto di un'agente di immigrazione, Federico ha presentato domanda per un visto 457 e il 18 aprile, mentre era ancora in attesa di una risposta, è arrivato l'annuncio del Governo Turnbull dell'abolizione del visto 457.
"Il fattore che più è frustrante, è il fatto che la mia domanda si sia basata su criteri e condizioni vigenti a dicembre e le regole emesse ad aprile hanno avuto un impatto sulle domande presentate prima. Questo cambio di regole è stato abbastanza sconcertante, è stato una doccia fredda".
La professione di Marketing specialist è stata inserita nella short term list, quella che permette di lavorare in Australia per due anni, eventualmente rinnovabile per altri due, ma che non consente di ottenere la residenza permanente. Inoltre sono cambiati anche i requisiti per ottenere un visto relativo a questa professione, il che significa che Federico non ha più neppure la certezza di riuscire ad ottenere il suo visto di due anni. Ora si appresta a ripresentare la domanda con la nuova documentazione. Anche la sua azienda è dispiaciuta per la nuova situazione.
"È stata una batosta anche per la mia azienda. Avevano puntato su di me, creduto in me e speso un sostanziale ammontare di soldi per il mio visto e adesso siamo punto e a capo".
Federico non si scoraggia e spera che tutto si possa risolvere presto. Ha un "piano B", che sta studiando insieme alla sua agente di immigrazione, ma ancora non sa se sarà attuabile.
"Dopo che uno compie dei sacrifici - premettendo che nessuno mi ha obbligato a venire qui - ma quando uno intraprende questa strada, di stare a 16.000 chilometri di distanza da casa e dagli amici più stretti, quando uno investe nella propria carriera lavorativa sia sotto il profilo di tempo, sia sotto il profilo economico, quando uno chiede a mamma e papà un po’ di aiuto finanziario perché magari non ci riesce da solo… Devo essere sincero, è stato molto duro assorbire l’impatto".
Alla fine dei conti, nonostante la delusione, Federico rimane positivo e invita tutti coloro che si trovano nella sua situazione a rimboccarsi le maniche e guardare al futuro.
"Io consiglio a tutti di rimboccarsi le maniche, la vita non è finita, ci si deve provare fino alla fine a cercare di rimanere qua, se questo è l’obiettivo e poi succederà quel che succederà".
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